Siracusa deve candidarsi ad essere Capitale dei valori che le sono propri

Dopo lo straordinario evento del Concilio Vaticano II i Pontefici, da Paolo VI a Francesco, sono stati sempre attenti nel ribadire le fondamenta della cultura europea. Benedetto XVI, nel 2008, in occasione del suo viaggio apostolico in Francia affermò con forza che Ciò che ha fondato la cultura dell’Europa, la ricerca di Dio e la disponibilità ad ascoltarLo, rimane anche oggi il fondamento di ogni vera cultura”. Una passeggiata negli spazi urbani in cui viviamo può dare conferma all’affermazione del Teologo-Pontefice.

Il termine cultura è costantemente utilizzato per le finalità più svariate e, da qualche anno le città gareggiano per ottenere il titolo di ‘Capitale della cultura’. Siracusa è candidata per il prossimo 2024. Siracusa, baciata prima dagli dei del mondo greco, dopo incoronata dalla bellezza del Dio cristiano, capitale dell’impero bizantino, con un prosieguo storico  di tutto rispetto. Se guardiamo alla storia del passato non possono esserci dubbi, Siracusa merita il titolo.

Ma quale cultura si intende proporre? Quale cultura custodisce realmente la Città? Si vantano tradizioni antiche attestate dalla monumentale vetustà; il patrimonio storico artistico testimonia il succedersi di tempi che hanno segnato profondamente i caratteri di Siracusa. Di storia in storia è passato il testimone che oggi sembra non trovare la mano a cui consegnare il passo successivo. Uno sguardo attento legge tanta povertà culturale che mina la profondità di una storia millenaria.

La massa di turisti che invade le strade della Città in modo disordinato, poco rispettoso degli spazi,  per nulla attento al patrimonio storico ospitante, crea illusione. I turisti  che vogliono capire la Città si scontrano con difficoltà immani: assenza di mezzi di trasporto, orari stretti e insufficienti per visitare alcuni siti importanti, sezione intere dei musei chiuse per mancanza di personale…

A queste difficoltà si aggiunge l’amplificarsi di una povertà culturale, umana e sociale che investe il territorio a 360 gradi e tutte le istituzioni ivi presenti. Ma davvero le Città diventano Capitali della cultura soltanto per il patrimonio del passato? E il presente dov’è? Cosa custodisce oggi la Città? Quante energie umane ed economiche sprecate in progetti archiviati a causa di bisticci politici; quanto lavoro dimenticato perché svolto in dignitoso silenzio; quanti spazi lasciati al degrado perché hanno avuto la sfortuna di non cadere sotto la protezione di un qualcuno di turno; quanta ricchezza umana messa a tacere perché non disposta a rinunciare ai propri ideali.

Oggi vince l’esigenza della vetrina, del primo piano, che adesso viene definito con il ‘candidarsi’, con la stessa disinvoltura con la quale si sfila in passerella nei vari spazi elettorali che non conoscono il disagio della vergogna. Idealmente mettiamo la Città in mano a parrucchieri ed estetisti per presentarla bella, pulita ed elegante. Ma la bellezza originaria, la pulizia della sua nascita e l’eleganza date a Siracusa dalla sua storia ha il volto deturpato di chi è stato violentemente schiaffeggiato da decenni di prepotenze e ambizioni personali.

Siracusa per candidarsi deve prima ritrovarsi, deve ricostruire il volto ferito dei suoi cittadini, delle sue strade dimenticate, della sua storia offesa dall’abbandono e dalla distrazione. Siracusa deve ritrovare le proprie radici culturali, deve ripercorrere le tappe della sua storia dimenticata; deve aprirsi al domani senza rinunciare a ciò che è. Ritrovarsi è sempre il primo passo per ricostruire, per salvare ciò che di più prezioso esiste, per custodire il futuro, per consegnare ai più giovani la speranza di un domani nella propria Città. Siracusa deve candidarsi ad essere Capitale dei valori che le sono propri, deve essere Capitale di giustizia per i propri cittadini, custode della verità, libera dalle maschere che hanno blindato le azioni istituzionali.

Sognare è ancora lecito!

(Cammino, edizione tipografica del 26 settembre 2021)

 

 

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