Titolo della settimana: Alba Rossa di John Milius, 1984.

Rovistando tra vecchi dvd, esce direi a pennello, vista la non bella situazione attuale, questo John Milius d’annata, in piena guerra fredda, quando ancora i muri innalzati non erano stati abbattuti. Stiamo parlando di uno degli autori – sceneggiatori più apprezzati e nello stesso tempo più discussi della New Hollywood, tanto per capirci basti pensare, come regista Un mercoledì da leoni e Conan il barbaro e come scrittore e sceneggiatore suo il mitico Ispettore Callaghan interpretato dal mitico Clint e altri filmettini tipo Lo squalo, Apocalypse Now e Corvo Rosso non avrai il mio scalpo. E poi in fondo alle retrovie troviamo Alba rossa che alla sua uscita in pieno gelo USA-URSS. Fu subito bollato come reazionario e pericoloso, quando invece sappiamo tutti molto bene, che i pericoli non sono mai arrivati dal cinema,  che anzi nel corso degli anni, ha sempre anticipato certi eventi, mettendo in allarme chi  dovrebbe faciltare, i politici, il corso della vita, già di per se difficile e piena di insidie. Alba rossa appartiene a quel filone in voga nei 70 e negli 80 e comunemente denominato fantapolitico, e racconta dell’invasione degli Stati Uniti da parte dell’Unione Sovietica e i suoi alleati, Cuba in testa.

Un gruppo di giovani studenti organizza una strenua resistenza arroccandosi sulle montagne rocciose facendosi chiamare Volverines.

La pellicola si concentra sul passaggio forzato all’età adulta dei ragazzi, la storia insegna che le tragedie fanno maturare in fretta. Tutto questo materiale narrativo nelle mani di Milius si trasforma in oro colato e anche se la trama, come avrete ben capito è improbabile, ma rappresenta e descrive in modo veritiero la paura di uno stato di essere invaso da un vicino di casa, e questo succede realmente ancora oggi nel 2022.

Senza dilungarsi in dialoghi, in cosa sia fondamentale giusto o sbagliato,  Milius dà al film un respiro epico con campi lunghi bei paesaggi e scene di guerriglia con i ragazzi  in lotta per la libertà e non risparmia critiche nemmeno alla sua America con una scena emblema girata nel parco nazionale Araphao National Forest, luogo dove ai tempi del far west fu sterminata una tribù indiana e dove gli invasori russi si mettono in posa per una foto ricordo oggi chiamato selfie. Qui c’è tutto il Milius-pensiero , che dopo un inizio in cui può sembrare schierato, andando avanti ne ha per tutti, bianchi o rossi che siano, alla faccia di chi chi lo ha sempre bollato per reazionario, Jeremhia Johnson-dixit che abbandona la civiltà  perché retrograda e guerrafondaia. Cast ben assortito con giovani all’epoca rampanti, il compianto Patrick Swaize, Charlie Sheen e Thomas H. Howell e due leoni della vecchia scuola Ben Johnson e Harry Dean Stanton.

Una curiosità: l’operazione con la quale gli USA catturarono nel dicembre del 2003 Saddam Hussein fu denominata Operazione Alba Rossa in onore al film di Milius. Tenetevi alla larghissima dal remake del 2012, da prendere solamente come esempio per come non si fanno i remake. Buona visione per questo piccolo classico .

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