La nomina del cardinale Matteo Maria Zuppi a presidente dei vescovi italiani può segnare un momento di svolta per rilanciare, nella società e nella politica,  il ruolo dei cattolici, partendo proprio dalla loro oggettiva irrilevanza nelle istituzioni politiche, anche siracusane, degli ultimi anni.

Del cardinale Zuppi viene di solito messa in luce la sua attenzione verso i poveri e gli emarginati. Ma, proprio il nuovo presidente dei vescovi, nominato da Bergoglio, è pienamente consapevole come la Chiesa non possa essere considerata una sorta di grande Ong, in quanto essa si fonda su una  scelta di fede: si è cattolici non solo perché si è solidali verso i più deboli ma perché si è ancorati ai valori del Vangelo.

Un buon cristiano partecipa attivamente alla vita politica e prega perché i politici amino il loro popolo e lo servano con umiltà”, così papa Francesco, che ha aggiunto “nessuno di noi può dire: ma io non c’entro, sono loro che governano. No, io sono responsabile del loro governo e devo fare del mio meglio perché loro governino bene, partecipando alla politica come posso. La politica, dice la dottrina sociale della Chiesa, è una delle più alte forme della carità, perché è servire il bene comune. E io non posso lavarmene le mani: ciascuno di noi deve fare qualcosa. Ma ormai abbiamo l’abitudine di pensare che dei governanti si deve solo chiacchierare, parlare male di loro e delle cose che non vanno bene. A volte abbiamo sentito dire: un buon cattolico non si interessa di politica. Ma non è vero: un buon cattolico si immischia in politica offrendo il meglio di sé perché il governante possa governare ”.

Il dopo pandemia rappresenta indubbiamente, anche in provincia di Siracusa, un’occasione unica per poter immaginare un futuro, per ridisegnare una comunità e farla ripartire. Quale ruolo potranno e dovranno avere in questo momento storico i cattolici siracusani, che pur non essendo rappresentati politicamente attraverso una formazione unitaria, costituiscono pur sempre un elemento determinante nella nostra società? Per quanto mi riguarda sono convinto che bisogna ripartire dal popolarismo di Sturzo,  dalla sua attenzione alle persone, che per  essere davvero forti devono essere libere. E questa nuova presenza deve avere come priorità ben delineate il lavoro, l’assistenza sociale e sanitaria, la famiglia, la dignità delle persone, l’inclusione sociale. Tenendo sempre presente che l’impegno politico vada interpretato  come occasione per incontrare e condividere i bisogni delle persone. E partendo da questi, impegnarsi a cercare e costruire soluzioni, facendo tesoro dei sempre validi insegnamenti della dottrina sociale sociale, che hanno resistito al crollo delle ideologie del 900, al fallimento del comunismo e alla crisi dello stesso capitalismo.

Certo, quella della Democrazia Cristiana è stata un’esperienza irripetibile, che molti stanno per fortuna ora rivalutando per i suoi indubbi meriti, per il suo immenso patrimonio culturale e di pensiero, ma  che non può essere replicata.

E’ importante ripartire dal popolarismo sturziano, che proprio in questa nostra provincia ha avuto interpreti d’eccezione come Giuseppe Agnello,  Corrado Piccione, Emanuele Reale, Raffaello Caracciolo.

Solo così ci si potrebbe così accorgere che il cattolicesimo sociale è ancora estremamente attuale anche in una provincia che vive una delicata fase di transizione come quella di Siracusa e che può costituire la traccia per restituire valore ideale all’impegno politico, per trasformarlo in vera e propria carità politica.

Mettendo al centro, in maniera concreta, il futuro della nostra società, mettendo un freno allo sfruttamento ambientale, sostenendo le famiglie, contrastando la denatalità, visto che nascono meno bambini, siamo sempre di meno e sempre più anziani.

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