«Bisogna avere memoria, non per fare i nostalgici ma per non rifare gli stessi errori.»
Queste le parole di Aldo Mantineo, giornalista e scrittore, coordinatore dell’Osservatorio provinciale fake-news dell’Associazione della stampa, alla seconda pubblicazione aggiornata e integrata con contenuti extra, stavolta in formato cartaceo, del suo libro “16 gennaio 2012. Alle radici della protesta dei Forconi”.
Dieci anni fa, in occasione della prima protesta, uscì una prima pubblicazione in formato elettronico, dove si raccontava in presa diretta ciò che era successo con la protesta dei Forconi il 16 gennaio 2012.
Fondato nel lontano 2011, il Movimento dei Forconi, un’Associazione di agricoltori, pastori e allevatori, stanchi del disinteresse e del maltrattamento da parte delle istituzioni, ha avuto il suo momento di massima celebrità tra il 2012 e il 2013, negli anni dello snodo più difficile per la crisi economica e politica italiana, tra la caduta di Berlusconi e l’avvicendamento dei governi Monti e Letta.
L’iniquità della distribuzione delle risorse, la burocrazia esasperante che bloccava tutto e la fiscalità stringente causarono rabbia montante e insoddisfazione crescente. Fu un periodo dolorosamente segnato dai suicidi di chi si vedeva sequestrati i beni costruiti a fatica e sacrifici di una vita. Piccoli imprenditori ed artigiani venivano stretti nella morsa di un credito dentro il quale non riuscivano a muoversi.
La rivolta, però, inizialmente fu presa poco in considerazione, addirittura snobbata perché poco strutturata.
Su quel malcontento, partito dalla Sicilia e sviluppatosi episodicamente in varie parti d’Italia, che coinvolse, in seguito, anche gli autotrasportatori, si stava strutturando qualcosa di più organico, tanto che il fenomeno, ad un certo punto, sembrava essere sfuggito di mano.
Mantineo lo descrive come «un movimento magmatico, un fiume carsico, che si è ingrottato a lungo ed è poi esploso.»
Chiediamo allo scrittore:  «Quale vuole essere lo scopo di questa nuova pubblicazione, a distanza di dieci anni dalla prima?»
«Per me che sono un estremo difensore della memoria, l’importante era fornire una fotografia. Come se chi legge aprisse un album di famiglia e facessi vedere una foto di 10 anni fa. Fatta bene? Fatta male? A colori, in bianco e nero, fatta in maniera distorta, con i filtri sbagliati. Ma è la fotografia del tempo. Bisogna avere memoria non per fare i nostalgici ma per non rifare gli stessi errori. E per attualizzare e fornire informazioni a chi non ha vissuto quel periodo per capire perché oggi ci troviamo a vivere problematiche analoghe. Cosa molto importante di questa seconda pubblicazione è fornire lo scatto attraverso le parole dei protagonisti del tempo. Un punto di vista assolutamente parziale, quello di Mariano Ferro, leader del Movimento dei Forconi e del questore Dr. Mario Caggegi.»
La nuova versione del libro è composta, infatti, da una rielaborazione della prima nella seconda parte ed un’integrazione delle due interviste nella prima parte.
Ferro rappresenta la voce di protesta del popolo stanco e deluso, Caggegi l’altra faccia della medaglia: la voce dello Stato italiano, impegnato a fronteggiare la protesta.
Il leader dei Forconi, all’interno dell’intervista, in pieno stile giornalistico, ammette che bisognava gestire meglio la comunicazione e che le tante voci interne al movimento siano state a scapito dell’unitarietà e organicità della protesta. Vanta, però, la capacità di interloquire con le forze dell’ordine: «è stato importante aver saputo mantenere un civile e sereno dissenso.»
Il  Mario Caggegi racconta, invece, la settimana cruciale dal punto di vista dell’ordine pubblico: in quelle giornate di tensione, l’Italia, era bloccata dal naufragio della Costa Concordia, al che non si guardava alla protesta con attenzione. La grande stampa, infatti, arriva dopo. Con lui si chiarisce in questi 10 anni cosa è cambiato e quali sono state le occasioni perdute.
Chiediamo a Mantineo quali siano state le conseguenze della protesta.
«Purtroppo all’indomani della protesta, la situazione non è cambiata granché, continuano i rincari delle materie prime, la burocrazia rimane stringente, molte piccole imprese non riescono molto spesso a districarsi, la globalizzazione imperante e la tendenza alle delocalizzazioni hanno fuor dubbio peggiorato le cose. Molte delle ragioni della protesta di allora continuano dunque  a persistere.
È certo che in 10 anni il mondo è cambiato: la rete, al tempo, non era quella odierna, i social erano ancora agli albori. Oggi, una protesta come quella dei Forconi, con l’aiuto dei social, avrebbe una diversa risonanza, sarebbe agevolata per quanto riguarda il coinvolgimento delle persone, anche in ambiti territoriali diversi.»
Noi di Cammino ci domandiamo: Che questa seconda pubblicazione, in un periodo storico di malcontento generale come quello odierno, possa volutamente essere un richiamo alle coscienze?
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