Il filo di Arianna – Quale uomo oltre il deserto
IL NUOVO NUMERO DI CAMMINO E’ IN DISTRIBUZIONE – LE NOSTRE RIFLESSIONI*
La quaresima – come ogni traversata del deserto – presuppone il “si” ad una chiamata verso una meta interiormente riconosciuta: la terra promessa.
Oggi, sull’orlo della terza guerra mondiale, è come se stessimo vivendo una inedita quaresima sociale. Il “si” delle generazioni che si stanno incamminando nelle terre sconosciute del post-covid ha latente una domanda per molti aspetti inquietante: “verso dove”?
Un interrogativo al quale non è immune nemmeno la Chiesa di Francesco dopo dieci anni di pontificato. Aspetto che non dovrebbe scandalizzare se si accetta l’idea di una Chiesa che vive nella vicenda umana da protagonista, da testimone e dunque, dopo essersi forgiata nello stesso fuoco, è capace di essere profezia per il mondo stesso.
Quello che preoccupa, invece, è la continua tracotanza di chi si ostina a combattere gli operatori di pace con “pesi gravi e li mettono sulle spalle della gente, ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito” (Matteo 23,1-39).
Figurarsi allora quanto è complicato nel contesto politico indicare un orizzonte comune, specialmente dopo la fallita rivoluzione dei grillini al potere e il conseguente ulteriore calo di credibilità della rappresentanza istituzionale: il crollo dei votanti grida, questo sì, allo scandalo. Quanto è lunga la notte per riavere un orientamento cartesiano di riferimenti etici condivisi?
E che dire del governo dei “grandi” della Terra: quale miopia ha caratterizzato scelte ed omissioni tali da far sentire autorizzato un solo uomo al comando a sparare missili in casa di altri, a rapire bambini, a condizionare nazioni sovrane per l’approvvigionamento delle materie prime.
Quanto egoismo delle nazioni “ricche” continua a generare l’autoespulsione di interi popoli dalla propria terra in cerca di un futuro dignitoso?
Quante etnie dovranno estinguersi prima di avere un consiglio di sicurezza dell’Onu privo di veti e ricco di lungimirante umanità?
E mentre questi scenari disumani si compiono, le nostre menti vivono sempre più ingabbiate in un indefinibile “metaverso”, sui social, come se le scelte fatte nelle stanze dei bottoni non ci riguardassero. Eppure dopo il caro carburanti adesso sono i nostri stessi risparmi ad essere corrosi da un mercato ecomomico anch’esso sempre più “virtuale”, preda di speculazioni finanziarie sempre meno ancorate al lavoro, alla produzione e al risparmio vero di famiglie ed imprese. Quando il rispetto dell’orfano e delle vedove ritornerà a contare più del freddo rating?
Detto questo, allora, sembra che prima ancora di chiederci verso quale meta dirigerci, occorra interrogarci sull’uomo che vorremmo attraversasse con successo il deserto.
Non pretendiamo di dare risposte in queste nostre povere pagine ma consentiteci una speranza: che, dopo settanta anni, le Lacrime di Maria non siano state versate invano e che invece continuino a riempire l’otre necessario per dissetarci lungo la traversata che inevitabilmente attende noi, naufraghi inconsapevoli del terzo millennio.
- (*) Editoriale pubblicato sul numero tipografico del 28 marzo 2022
- Immagine in evidenza – Castello di Mongialino – Archivio Cammino /orme