Madre Teresa di Calcutta, in una delle sue preghiere, inneggiava alla vita lodandone tante singole sfaccettature: sfida, opportunità, rischio, bellezza…. Sono parole che facilmente toccano la sensibilità e sembrano aprire a importanti prese di coscienza sul grande mistero della vita.

Le cronache quotidiane, le immagini dei drammatici eventi internazionali, le gravi assenze di progettualità sociale e politica, il disinteresse, la pericolosa abitudine alla banalità del quotidiano… tutto dice il contrario e mortifica la vita.

Riecheggiano, spesso, alcune parole che rimbalzano come slogan ma che vengono svuotate del loro stesso significato.  Le tragedie che si susseguono sfiorano l’attenzione e le immagini delle stesse scorrono inesorabilmente su tutti i mezzi di comunicazione e, ad esse, vengono sovrapposte altre notizie. L’umanità intera è interpellata dalla morte di tanti innocenti, colpevoli solo di essere nati nel luogo sbagliato, e dalle loro urla che non trovano approdo.

Ancora una volta è chiamata in gioco la comunità cristiana che dovrebbe essere garante della tutela della vita e che, purtroppo, appare spesso inconsapevole o distratta rischiando di mostrarsi alla società in uno stato di continuo sdoppiamento in cui l’opzione fondamentale litiga con il mancato agire.

Le lotte per la tutela della vita nascente non trovano il giusto equilibrio con la difesa della vita nata. La tragedia di Cutro è uno degli infiniti anelli di una catena che non conosce il suo ultimo anello, quello di chiusura. Si discute animatamente sulle cause… che tutti conoscono, si cercano i responsabili… che spesso sono tra noi, si arriva persino a dare la responsabilità alle stesse vittime, incautamente incoscienti, si applaude a politiche che scelgono chi ha diritti e chi no . Echeggiano falsi moralismi che guardano con commossa partecipazione la morte dei bambini ed escludono la possibilità di addolorarsi per i tanti giovani, ragazzi, adulti, mamme con i loro bimbi in grembo (lo stesso grembo di cui si teorizza la difesa) che sono morti nelle stesse tragedie e nello stesso luogo, ma loro sono stranieri!

La lotta per la tutela della vita non protegge il povero perché quest’ultimo viene considerato privo  di una adeguata dignità sociale perché è ingombrante e si corre il rischio di scomodare le coscienze. Non si lavora per dare un futuro di studio e di lavoro ai più deboli perché lasciarli nella loro condizione significa non offrirgli strumenti per difendersi.

Si rimane commossi da alcune pagine del vangelo domenicale e da scelte di vita radicale (pensiamo alla straordinaria figura di Biagio Conte scomparso di recente), ma non ci si lascia interpellare dalle stesse.

Le scelte etiche non trovano spazio nel contesto socio culturale in cui si vive, eppure al battezzato viene chiesto di vivere come Gesù che ha tutelato i piccoli, accolto i peccatori, curato lo straniero, abbracciato l’ammalato. E quindi?

La vita, comunque, è più tenace degli egoismi personali e continua a germogliare con la stessa forza di quei fiori capaci di oltrepassare la barriera del cemento.

Forse è necessario alzare lo sguardo per concentrarsi sull’orizzonte. Solo così i muri, i confini, le leggi ingiuste, potranno essere sconfitti.

  • Pubblicato nell’edizione tipografica di Cammino del 28 marzo 2023
  • L’immagine in evidenza è un’icona dello stesso autore dell’articolo: “Cristo vincitore sulle potenze”.
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