Continua la nostra rassegna della saga che ha portato l’archeologo nella Siracusa di Archimede
Titolo della settimana: Indiana Jones e il tempio maledetto, 1984 di Steven Spielberg.
A tre anni da quel capolavoro che è I predatori dell’arca perduta, Spielberg e Lucas di comune accordo aggiungono nel titolo Indiana Jones, stavolta alla sceneggiatura non troviamo Lawrence Kasdan ma William Huycke e Gloria Katz, esperti di storie esotiche. Questo è il primo sequel della carriera per Spielberg, anche se in realtà è un prequel, visto che I predatori è ambientato nel 1936, mentre qui siamo nel 1935, lo stesso Spielberg ha più volte dichiarato che il film non rientra nella lista dei suoi preferiti, anche se credo sia una giustificazione fatta perché alcune scene risultarono piuttosto crude, in compenso piace al sottoscritto e proprio in questo set ha conosciuto la protagonista Kate Kapshaw, ancora oggi sia moglie. La trama: 1935 a Shangai, dopo una fuga e uno spettacolare incidente aereo Indiana, insieme a Short, un orfano cinese e Willie Scott, una cantante di night, finisce in un povero villaggio tra le montagne, dove i bambini sono stati rapiti e schiavizzati da una setta fanatico religiosa. Il nostro viene accolto dalla popolazione come il salvatore inviato dal loro Dio. Tra sacrifici umani, pietre preziose, gallerie segrete, Tughs, Maharaja e la Dea Kali, il divertimento è assicurato. Da molti ancora oggi, è considerato l’anello debole della trilogia, ma questi sono gusti soggettivi, l’unica cosa indiscutibile è la componente dark horror, che forse nemmeno Spielberg si aspettava risultasse così marcata. Personalmente posso aggiungere che se per film meno riusciti di una trilogia si intende un prodotto del genere, credo che qualunque regista metterebbe la firma. Bisogna anche considerare che dopo il trionfo mondiale de I predatori, l’attesa era alta, quindi il rischio flop esisteva, invece pur non raggiungendo le vette del primo, è stato ugualmente un trionfo anche al botteghino.
Stretto tra l’arca dell’alleanza e il Santo Graal, il tempio maledetto non ne esce con le ossa rotte. Anzi, regala, sequenze che hanno fatto scuola, condite dai battibecchi tra Indiana e Willie che rimandano alle commedie americane degli anni 30. Non manca poi l’altro tema caro e ricorrente nella filmografia spielberghiana, i bambini al centro degli avvenimenti, John Williams e l’ambientazione esotica fanno il resto. Una curiosità, in piccoli camei, potreste avvistare Dan Aykroyd, George Lucas e lo stesso Spielberg. In attesa dell’arrivo di papà Bond, pardon Jones…ma questa è un’altra storia. Buona visione