Moni Ovadia e Mario Incudine si discostano con successo dalla narrazione classica

Dopo il primo spettacolo del 20 ottobre scorso, che con la messa in scena di “L’altalena”di Nino Martoglio, ha registrato il tutto esaurito e l’apprezzamento degli spettatori per la performance della compagnia teatrale che aveva quali punte di diamante Tuccio Musumeci e Guia Jelo, il prossimo 7 novembre alle ore 21.00 (con replica l’8 novembre alle ore 17.30 ) ci sarà la seconda rappresentazione della stagione teatrale del teatro di Ortigia, ora denominato Teatro Massimo. Liolà è lo scanzonato personaggio pirandelliano che, nella versione di Moni Ovadia e Mario Incudine si discosta dalla narrazione classica drammaturgica per  abbracciare quella del teatro musicale (grazie alle musiche di Mario Incudine ed alla direzione musicale del suo sodale di vecchia data Antonio Vasta).

I siracusani ricorderanno certamente l’interpretazione di Incudine nelle Supplici del 2015 al Teatro Greco, per la regia di Ovadia, dove rivestiva anche il ruolo di aiuto regista (con il testo di Eschilo che rivide la luce sotto forma di musical siciliano), e le sue numerose performances quale cantautore di musica popolare, e certamente non mancheranno di accorrere numerosi anche in questa occasione.

La storia si dipana in modo semplice: Liolà è un contadino licenzioso che ingravida per le campagne alcune ragazze, affidando poi i figli alla propria madre. La commedia cambia registro quando mette incinta Tuzza, nipote del ricco zio Simone, personaggio viscido che pur di avere un erede a cui lasciare la roba e nascondere la propria sterilità, è disposto  a far credere di essere il padre del nascituro. E poi c’è Paoluzzu, il pazzo del paese,   che nella sua   follia trova il modo di risolvere la tragedia. I figli, in realtà, sono solo un pretesto per raggiungere scopi poco nobili: mettere le mani sulla roba, portare a segno una vendetta, dare continuazione al proprio nome. La narrazione  sottolinea la mancanza di profondità d’animo di quasi tutti i personaggi, attaccati alle ricchezze materiali, meschini. Gli interpreti principali dello spettacolo sono Mario Incudine che interpreta Liolà, Paride Benassai nei panni di   Pauluzzu ‘u fuoddi, Rori Quattrocchi nel ruolo di la Zà Ninfa, madre di Liolà, in quello de La Zà Croce, Angelo Tosto in quelli di zio Simone.

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