Un vero e proprio taglio di risorse finanziarie ma soprattutto professionali
Quello che tutti temevamo si sta avverando: il nuovo Piano di dimensionamento scolastico per l’anno scolastico 2024- 2025 sta creando scompiglio in tutta la comunità.
Mentre aumentano le proteste contro il piano del governo che taglierà in tre anni 780 istituti autonomi, i tavoli provinciali e regionali provano a mettere in pratica questa assurdità in quanto i lavori si dovranno concludere entro il 30 novembre 2024, per dare modo alle famiglie di scegliere con cognizione di causa la scuola che dovranno frequentare i loro figli nel prossimo anno scolastico. Una riforma che così com’è stata immaginata, non aiuta la scuola, ma genera disparità di trattamento per alcuni Istituti e crea disagi a studenti e famiglie, il tutto nonostante nel Pnrr, siano previsti investimenti e risorse per le scuole. Il pretesto è dato dalla crisi demografica legata al calo delle nascite che invece di essere un’occasione per investire sulla qualità della scuola diventa la tendina tornasole per giustificare il dimensionamento con gravi ripercussioni sulla qualità dell’insegnamento e sul diritto all’apprendimento degli alunni
Ma parliamoci chiaramente, il dimensionamento scolastico oltre a creare situazioni problematiche nei territori , rappresenta un vero e proprio taglio di risorse finanziarie ma soprattutto professionali a danno della scuola pubblica destinata a generare situazioni di disagio sociale e lavorativo con lo stravolgimento della rete scolastica, la soppressione delle direzioni amministrative delle scuole interessate , una forte diminuzione del personale ATA e il relativo aumento dei problemi nella gestione delle scuole In Sicilia verranno soppresse: 19 istituti a Palermo, 11 a Catania, 11 a Messina, 7 a Caltanissetta, 5 ad Enna, 9 ad Agrigento, 9 a Trapani, 6 a Ragusa e 10 a Siracusa
La provincia di Siracusa paga uno scotto non indifferente che sta creando malumori , proteste e interventi di famiglie, sindacati e forze politiche che non possono tollerare anomalie e discrepanze come quella che vede l’accorpamento tra la Chindemi, al di sotto dei parametri degli iscritti e la Wojtyla, in regola con la soglia fissata dalla legge; così come la soppressione prevista dell’istituto comprensivo “Martoglio”, che svolge un ruolo determinante per il territorio in quanto presidio di legalità che sarà accorpata al Verga, quest’ultimo salvo grazie ad un esposto degli enti locali alla Procura della Repubblica che gli ha visto la restituzione dell’autonomia.
E se alcuni quartieri Akradina e Grottasanta è prevalso il principio di “territorialità” non è stato così per il plesso Collodi di via Asbesta, facente parte della Martoglio e che adesso invece di essere accorpato all’Archia o al Giaracà com’è giusto che sia, visto che sono coinquilini nello stesso plesso e condividono gli stessi spazi, sarà accorpato al Brancati di Belvedere. Scelta veramente inopportuna e scriteriata tranne che non si vogliano mettere le mani avanti in previsione di un possibile ricollocamento dei plessi di Città Giardino che potrebbero tornare all’I I.C. di Melilli
Ma ecco un fulmine a ciel sereno colpire l’Istituto “Archimede “ che senza alcun preavviso sarà anch’esso smembrato nonostante la sua storia gloriosa, un nome che fa eco in tutto il mondo scolastico aretuseo e la posizione delle forze politiche scese in campo per impedirne la soppressione.
Non stanno meglio neanche i comuni della provincia aretusea anch’essi colpiti dalla logica dei tagli. Ma nonostante la confusione, le decisioni difficili e controverse, i ricorsi in atto, le procedure amministrative vanno avanti per consentire il corretto dimensionamento della rete scolastica e, quindi, il regolare avvio delle attività didattiche nel rispetto delle tempistiche imposte dagli obblighi assunti dall’Italia in sede europea; come riporta il ministro Valditara “non prevede la chiusura di plessi, ma solo l’ammodernamento del nostro assetto organizzativo, attraverso l’eliminazione progressiva delle reggenze”.