“Nel campo di gioco, come in quello dell’esistenza, a volte ci sentiamo soli, altre volte sostenuti da chi gioca con noi questa partita della vita. Ma, anche quando giochiamo “singoli”, siamo sempre alla presenza del Signore che ci insegna che cosa significa il rispetto, la comprensione e il bisogno di una comunicazione costante con l’altro”: questo il commento più significativo di papa Francesco nel congratularsi per la splendida vittoria del 28 gennaio all’Australian Open di Jannick Sinner, già entrato a soli 22 anni nella storia del tennis italiano e mondiale.

Il Santo Padre si è rivolto al campione altoatesino nel corso di un’udienza in cui ha ricevuto in Vaticano i soci del sodalizio spagnolo “Real Club de Tenis Barcelona”.

“Nel tennis, come nella vita” – ha proseguito il Papa-  “non possiamo vincere sempre, ma sarà una sfida che arricchisce se, giocando in modo educato e secondo le regole, impareremo che non è una lotta ma un dialogo che implica il nostro sforzo e ci consente di migliorarci. Concepire un po’ lo sport non solo come combattimento ma anche come dialogo. C’è un dialogo che, nel caso del tennis, spesso diventa artistico”.

Che dire di questo giovane che ormai è diventato un beniamino di tutti, come fosse un calciatore della nazionale che ha vinto i Mondiali?

Si tratta di un ragazzo semplice e di buona famiglia, cresciuto in Val Pusteria,  un ambiente sano, agiato ma che allo stesso tempo  lo ha temprato ed educato con sani valori e l’abitudine ai sacrifici necessari a raggiungere certi risultati sportivi.

Le sue prime parole dopo la grande vittoria in Australia sono state per i suoi genitori, che lo hanno aiutato nelle varie fasi della sua ancor breve esistenza: ”Grazie per avermi lasciato libero di provare, vorrei che tutti i bambini potessero sentirsi così, senza pressioni.  Non li vedo così spesso, purtroppo, ma quando li vedo è sempre un bel momento. Sono andato via di casa quando avevo 14 anni (per frequentare la Bordighera Lawn Tennis Club  sotto la guida di esperti maestri di tennis.. n.d.r.). Quindi son dovuto crescere abbastanza in fretta, cercando di cucinare per me stesso, fare il bucato,ecc.  Penso che per me sia stata dura, ma anche per i genitori lasciare il loro figlio di 14 anni, non è facile. Sono i genitori perfetti!”

L’Alta Pusteria è un ambiente di montagna dove è normale praticare lo sci più che il tennis:  tuttavia a  14 anni,  l’adolescente Jannick, come dicevamo, preferì il tennis,  in quanto competizione dove la prestazione sportiva era più duratura e avvincente.

Sinner, nella sua semplicità, ha dimostrato che, per affermarsi nella vita, oltre al talento, occorre anche aver fiducia nella proprie capacità. I talenti  vanno coltivati, perché nessuno ne è privo, anche chi non è campione nello sport.

Tutti possiamo fare qualcosa per migliorare il mondo in cui viviamo nelle piccole e grandi cose, proprio partendo dai doni che abbiamo ricevuto e che bisogna mettere a frutto.

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