Partecipazione delle grandi occasioni, e non è per nulla una frase fatta, venerdì sera in chiesa madre, per la presentazione del libro di Salvatore Di Salvo, collaboratore di “Cammino”, “La comunicazione cristiana nei social”. Serata allietata con l’esibizione del Coro polifonico europeo delle sorelle De Cicco. Presenze qualificate  tra cui i sindaci di Lentini e Carlentini, il capo di gabinetto della Prefettura di Siracusa, il comandante della compagnia dei Carabinieri di Augusta, infatti, hanno partecipato all’evento e questo, da solo, testimonia l’affetto, la considerazione che Carlentini, città natale, e Lentini hanno nei confronti del segretario nazionale dell’U.c.s.i. per tutto quello che in oltre tre lustri di attività giornalistica ha fatto e continua a fare da persona che ci mette la faccia, il tempo e -diciamolo pure- anche le proprie disponibilità pur di arrivare alla notizia e darla.

Di Salvo appartiene alla categoria di quei giornalisti di ‘paese’ con il fiuto per la notizia da cui discende l’imprescindibilità di rendere conto all’opinione pubblica di un fatto, di un evento che in sé ha la caratteristica di una notizia, bella o buona che sia, il tutto filtrato dal suo essere fervido credente.

Questa lunga premessa ci sembra imprescindibile per meglio comprendere il senso della riflessione che l’autore ha maturato durante il periodo della pandemia, con buona parte d’Italia e non solo ai ‘domiciliari’, messa su carta l’anno passato. Una riflessione, per certi aspetti, indotta dalla lettura, inaspettata, di quanto scriveva in quei giorni Sabrina Fugazza, collaboratrice pavese dell’Opera Don Orione. L’uomo al centro e non a caso nella prefazione al libro, Francesco Occhetta, S. J., sottolinea che Di Salvo “ricorda: la comunicazione è come una ‘soglia’ sulla quale si affaccia la vita degli uomini”.  In questa sconfinata prateria deve esserci, anzi c’è, spazio per una comunicazione ispirata ai principi cristiani. Di questo, ovviamente con sfaccettature diverse, con la professionale moderazione di Alessandro Ricupero, vicedirettore dell’Ufficio Comunicazioni dell’Arcidiocesi di Siracusa , hanno parlato i relatori, Francesco Pira, professore associato in Sociologia dei processi culturali e comunicazioni dell’Università degli studi di Messina, ed Orazio Mezzio, direttore responsabile di “Cammino”.

“Un libro che diventa uno strumento di riflessione – sottolinea Pira – non solo per gli operatori delle comunicazioni; gli importanti contributi che raccoglie lo fa diventare luogo di confronto per non rimanere in balia dei Social, tanto utili quanto insidiosi nel nostro tempo”.

Il libro, edito da “Apalos”, infatti ha un’ampia sezione arricchita dai contributi di Tradurre” di Luigi Ferraiuolo; “Libertà e limiti della rete” di Vincenzo Morgante; “L’ascolto nel silenzio di Giuseppe” di Luciano Regolo; “Mettersi a servizio dell’altro” di Alessandra Ferraro; “Usi e abusi dei social media” di Francesco Pira; “Comunicare e bene” di Don Fortunato Di Noto; “Comunicare la verità” di Domenico Interdonato; “Arrivare al cuore degli uomini”; “Isole digitali” di Salvo La Rosa. La prefazione è stata affidata Roberto Gueli e la post fazione a Vincenzo Varagona.

“La comunicazione cristiana, quando era affidata solo alla carta stampata, è sempre stata parte integrante dell’annunzio evangelico e la tradizione dei settimanali diocesani italiani è pregnante memoria di una presenza -ha ricordato Mezzio- oggi come ieri necessaria, resa sempre più necessaria sia per le sconfinate sfide su campi inesplorati che pongono le nuove tecnologie”.

Stella polare di orientamento del testo, i messaggi di Papa Francesco per le giornate mondiali delle comunicazioni. C’è tutto per una presenza attiva, ma seria e diversa allo stesso tempo, nell’oceano (spesso abisso) dei social ora alle prese con l’impatto dell’uso della cosiddetta intelligenza artificiale e delle sue possibili conseguenze. Infine, sia consentita un’annotazione tutta nostra: il libro è dedicato oltre che alla moglie Lucilla ed alla figlia Giulia, alla memoria dell’indimenticabile monsignore Alfio Inserra con i quali mosse i primi passi di collaboratore di “Cammino” da Carlentini.

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