Anche nella nostra diocesi scuole, associazioni e semplici cittadini sono scesi in piazza con un univoco grido: “Pace”.

Le immagini che arrivano da Sortino sono eloquenti e ci rimandano amaramente ai video sul brutale attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, alle riprese delle macerie ancora in divenire di Gaza e, aggiungiamo noi, ai resoconti delle altre terribili violenze di questa “terza guerra mondiale a pezzi”, per usare l’espressione dolorosamente profetica di papa Francesco.

Sortino, abbarbicata sulla collina iblea, in un passato non tanto lontano ha promosso numerosi incontri di dialogo fra i rappresentanti delle “religioni del Libro”, cristiani, ebrei e musulmani ed intensi sono stati gli abbracci fra israeliani e palestinesi condividendo lo stesso cibo.

Eppure oggi i ricordi degli incontri tenuti nella chiesa dell’eremo di “santa Sofia a rassu” sembrano miraggi, pochi anni di distanza che riecheggiano come secoli.

Ogni volta che si apre uno spiraglio di pace si registrano violenti episodi che fanno ritornare indietro le lancette della storia. Chi non vuole “due Popoli e due Stati”?

Chi mina la ricerca della verità necessaria per lenire le ferite e amplificare la spirale di odio?

Che sangue scorre nelle vene di chi si arroga il diritto di vita e di morte su popolazioni innocenti, sulle loro case, sul futuro di giovani innocenti?

Di certo la viltà di chi può mettere freno alla spirale di sangue e non agisce è complice della spregiudicata prepotenza di leader senza scrupoli. Tuttavia l’innocente grido di pace dei nostri bambini, benché lontano (almeno per ora) dagli scenari di guerra, non può non amplificare nella coscienza di ciascuno la ricerca di risposte risolutive verso un cammino di concreta Pace.

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