Il 21 marzo 2020 si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua. L’Acqua è una delle protagoniste delle Scritture Ebraiche e delle Scritture Cristiane. Sorvoliamo sugli scandali, su scala regionale, nazionale e internazionale, legati a questo elemento/alimento primordiale. Ci basta per ora il coronavirus! Il Vangelo di Giovanni è pieno d’acqua, esonda d’acqua. “Erano lì sei idrie di pietra poste per le purificazioni dei giudei, della capacità di circa due o tre misure. Dice loro Gesù: riempite le idrie d’acqua e le riempirono fino al colmo” (2, 6 – 7). “Vi fu poi una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. V’è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. [Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l’acqua; il primo ad entrarvi dopo l’agitazione dell’acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto]. Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me».” (Gv 5, 1 – 7). “Nell’ultimo giorno, il giorno più solenne della festa, Gesù stando in piedi esclamò: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno».” (Gv 7, 37 – 38). “Dammi da bere” (4, 7). Gesù è stanco e affaticato dal viaggio. Non fa finta. Persiste ancora e terribilmente, un Gesù doceta: fa finta di essere uomo. Prendiamo sul serio l’umanità di Gesù e la nostra. Chiede – è Lui che prende l’iniziativa! – un bicchiere d’acqua ad una eretica adultera convivente samaritana. Mi riconosco perfettamente in questa “donna” senza nome. Gesù di Nazareth chiama “donna” sua madre, Maria di Magdala, la Samaritana … “Ora, venuti da Gesù, come lo videro già morto, non spezzarono le sue gambe, ma uno dei soldati, con la lancia, forò il suo fianco e uscì subito sangue e acqua”. (Gv 19, 33 – 34). Gesù, nel vertice e nel vortice della sua passione d’amore, assume la nostra umanità ferita, fragile, contraddittoria, discontinua, peccaminosa, vecchia e paralizzata, idolatrica … e ce la restituisce come una zolla di terra vergine, battesimale. Ci verginizza e ci dà un nuovo nome. Un bicchiere d’acqua, donato ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, continuerà a narrare che la vita è buona, è bella, è beata, è felice, nonostante tutto. Solo chi lotta perché l’acqua sia pura e buona, solo chi sa condividere l’acqua con gli assetati, e condividerla nella vita ordinaria, operando perché sia condivisa come bene comune a livello politico, può cantare, con Francesco d’Assisi: “Laudato si’, mi’ Signore, per nostra sorella acqua, la quale è molto umile, preziosa e casta”.

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