Viviamo tutti nell’angoscia che ci procurano le immagini dei due conflitti a noi più vicini, in Ucraina e in Terrasanta, con le immani sofferenze delle popolazioni civili. E le preoccupazioni si accrescono per il timore che gli scenari di guerra possano estendere gli attuali confini.

Un gruppo di Associazioni e Movimenti cattolici (dalle ACLI all’AGESCI, dall’AZIONE CATTOLICA al MOVIMENTO DEI FOCOLARI, dalla COMUNITÀ PAPA GIOVANNI XXIII a PAX CHRISTI), nel drammatico contesto internazionale, segnato da terrorismo e guerre fratricide, ha dedicato, comunitariamente, alla Pace gli auguri per la Santa Pasqua 2024, con il titolo «La pace è l’urgenza del Risorto».

Nel Documento si afferma che la pace è la nostra priorità, oggi che la fraternità stessa è messa in discussione, e si ribadisce che siamo consapevoli che «per accogliere Dio e la sua pace non si può stare fermi, non si può stare comodi aspettando che le cose migliorino. Bisogna alzarsi, cogliere le occasioni di grazia, andare, rischiare».

Purtroppo, gli anni che stiamo vivendo sono segnati dalla ricomparsa dell’egemonia culturale che giustifica e finanzia la guerra. Le spese militari registrano una crescita inarrestabile, senza per questo sollevare alcun clamore nei media principali e quindi nell’opinione pubblica, che sembra rassegnata davanti a ciò che appare ineluttabile.

Nei suoi ultimi scritti, l’economista John Kenneth Galbraith è giunto ad affermare, a partire dalla sua esperienza diretta di consigliere della Casa Bianca, che la «vocazione delle corporation alla produzione e all’impiego degli armamenti nutre e sostiene la guerra al punto di ammantare di legittimità e perfino di eroismo la devastazione e la morte».

Oggi si parla di “pace impossibile”, di “pace armata”, convinti che sia la guerra l’unica via che permetta una convivenza cosiddetta pacifica; per non parlare della speranza, che è ritenuta un concetto banale e astratto.

Eppure, nonostante l’evidenza quotidiana di tanto orrore, non possiamo cedere alla tentazione di dichiarare sconfitta la ricerca della pace. «La pace non è un’utopia: cercarla oggi è più ragionevole di ogni guerra», scriveva, il Natale scorso, Andrea Riccardi.

 

Oggi è Pasqua. Gesù è Risorto, è veramente Risorto! E noi torniamo a credere che sia proprio la Pace il dono del Risorto consegnato all’umanità.

 Le prime parole che Gesù risorto rivolge ai suoi, la sera stessa del “giorno dopo il sabato”, sono: «Pace a voi». In una mera lettura sociologica la pace è assenza di conflitti. Nel linguaggio religioso-spirituale, invece, alla parola “pace” si attribuisce un significato interiore, spirituale. È una dimensione personale della esistenza, prima di diventare atteggiamento relazionale-sociale. Secondo la prospettiva della fede cristiana, la pace è il dono offerto agli uomini dal Signore Gesù risorto. Essa è il frutto della vita nuova inaugurata dalla sua resurrezione.

È un dono che sostituisce la paura, l’incertezza, il turbamento, la preoccupazione, il senso di impotenza dinnanzi alle drammatiche situazioni di guerra alle quali assistiamo. Cristo risorto dona la serenità interiore, una tranquillità che non è incoscienza o indifferenza, una visione della realtà che nella drammaticità non schiaccia la persona, un vivere che nella fatica non coltiva il senso del fallimento.

Per il cristiano è il senso vero della Pasqua: la presenza dell’uomo-Dio Cristo Gesù che ha vinto la morte fisica e la morte spirituale rappresentata dal peccato.

La pace, pertanto, si identifica come “novità” immessa nella storia umana dalla Pasqua di Cristo e nasce da un profondo rinnovamento del cuore dell’uomo.

Dice papa Francesco: «Nel nostro mondo, dilaniato dalla violenza e dalla guerra, non bastano ritocchi e aggiustamenti: solo una grande alleanza spirituale e sociale che nasca dai cuori e ruoti attorno alla fraternità può riportare al centro delle relazioni la sacralità e l’inviolabilità della dignità umana. Quando gli uomini e le società scelgono la fraternità anche le politiche cambiano».

La fraternità è il grande sogno di Dio che ha consegnato a noi perché fossimo suoi collaboratori nella sua costruzione. Un sogno ardito, tanto che è ancora Bergoglio a parlare di “coraggio della fraternità”, quando, nell’ottobre scorso, la identificava come uno degli elementi chiave per la pace in Medio Oriente: «una pace costruita sulla giustizia, sul dialogo e sul coraggio della fraternità».

Il piano di Dio sull’umanità è proprio la fraternità, che è possibile perché l’amore fraterno è nel Dna di ogni uomo creato a immagine e somiglianza di Dio.

Sia questo allora il nostro augurio per la Pasqua. Lavorare affinché la fraternità diventi cultura condivisa e trasformi così il nostro mondo diviso, in un mondo unito, un mondo che sarà ovunque “casa” per ogni persona.

 

 

 

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