Titolo della settimana: Adagio, 2023 di Stefano Sollima.
Ed eccoci al più bel film italiano del 2023, lo possio dire, essendo soltanto un appassionato come voi, non vado incontro e non alimento nessun contraddittorio. Stefano Sollima, figlio di Sergio, chiama ancora a raccolta i 3 migliori attori in circolazione, Tony Servillo, Valerio Mastrandrea, Pierfrancesco Favino, Adriana Giannini, e costruisce attorno a questo quartetto una narrazione che fila liscia e spedita appoggiandosi a una sceneggiatura e ben messa a fuoco, scritta con Stefano Bies.
Un prodotto italiano che si potrebbe tranquillamente esportare all’estero, ed è già tanta roba per il nostro cinema.
Credo che il film non abbia avuto il giusto risalto perché parla in cruda e diretta della nostra società attuale, lontano da quei film cartolina, patinati e falsi che il cinema italiano propone nella stragrande maggioranza, presentando una realtà distorta e non veritiera. Adagio, come i precedenti lavori di Sollima, Acab e Suburra è un pugno nello stomaco.
Roma ai giorni nostri, Manuel, figlio di Daytona, ex membro della banda della Magliana, ormai in demenza senile, viene infiltrato da Vasco, maresciallo corrotto del Ros, ad una festa, con l’intento di incastrare un ministro. Mentre Manuel filma l’evento qualcosa va storto, innescando una serie di imprevedibili e tragici eventi, che riporteranno alla ribalta personaggi fantasmi di un passato ormai sepolto e di un presente che non gli appartiene, in una Roma distopica, labirintica e notturna, che la fotografia di Paolo Carnera esalta in maniera impeccabile. Manuel capisce da subito di essere in pericolo, così da essere costretto a chiudere aiuto a due vecchie conoscenze del padre. Film dal forte messaggio politico, con i vecchi criminali Cammello – Favino e Mastrandrea – Polneuman ex malavitosi ormai anche loro come Daytona in declino fisico, quasi ancore di salvezza, mentre coloro che dovrebbero garantire l’ordine e la legge sono disposti a tutto nel nome del dio denaro, oltre a un non banale discorso su padri e figli.
Adagio a dispetto del titolo ha un ottimo ritmo che avvince per tutta la sua durata, in una Roma funestata da incendi quasi metaforici, come a tenere alta la temperatura della pellicola, ma in mezzo a questo girone dantesco e a tanto degrado urbano e morale non manca un messaggio di speranza che il finale sembra riporre nelle nuova generazione. Si potrebbe pensare, sbagliando, Sollima vince facile con tutti questi assi nel cast, ma è il suo tocco magico a far sì che tutto funzioni, e che siano Giannini e il giovane Gian Marco Franchini, segnatevi questo nome, a rubare la scena, Servillo, Favino e Mastrandrea una garanzia.
Colonna sonora dei Subsonica e finale che continua oltre i titoli di coda con Tutto il resto è noia di Franco Califano, per un cinema italiano che quando vuole non annoia… anzi. Buona visione