Estratto dal numero tipografico di Cammino del 17 maggio 2024

La guerra in Medio Oriente non accenna a finire, le trattative svaniscono come neve al sole e i negoziati per il rilascio degli ostaggi ed il transito dei convogli con gli aiuti umanitari vanno a rilento, nonostante la mediazione del Qatar e dell’Egitto. Nel frattempo donne e bambini pagano il prezzo più alto dell’escalation delle ostilità tra Palestinesi ed Israeliani.

Bombardamenti ed esplosioni mettono in fuga i sopravvissuti che, con grandissime difficoltà, cercano luoghi sicuri, ma gli ostacoli sul loro cammino sono tanti. Oltre alla guerra devono fare i conti con la mancanza di acqua, di cibo, di medicine, strutture ospedaliere…  e la loro carenza è causa di morte per tantissimi innocenti che hanno la colpa di essere nati in una terra che non riesce a trovare “Pace”.

La popolazione, senza distinzione di bandiera, vive in condizioni terribili: la fame, la malnutrizione, la disidratazione sono le cause principali della diffusione di malattie, infezioni respiratorie e tanto altro ancora.

In questo dramma umanitario uno spiraglio di luce è dato dagli aiuti che mette in campo l’UNICEF, che giorno dopo giorno si prodiga per far arrivare il maggior numero possibile di beni di prima necessità alla popolazione. 

I volontari lavorano incessantemente in tutta la Striscia di Gaza e, anche se l’accesso diventa sempre più difficile e pericoloso, loro sono determinati, anche a rischio della propria incolumità, a portare quanti più aiuti umanitari possibili, per dare sollievo soprattutto ai bambini.   

La siracusana Carmela Pace, presidente Nazionale Unicef, con voce accorata ed emozionata, in una nostra conversazione ci racconta le iniziative intraprese dall’Unicef e le limitazioni operative dovute alle ostilità, all’insicurezza, alle strade bloccate e alle comunicazioni limitate.

“Nonostante le difficoltà, dal 21 ottobre l’Unicef – ci racconta la presidente Pace – ha trasferito dall’Egitto a Gaza 709 camion di rifornimenti. Nel mese di aprile invece sono stati inviati ben 81 camion con forniture d’emergenza essenziali comprendenti: kit per l’igiene personale delle ragazze adolescenti, 3 generatori con una produzione d’energia di 5 kw, articoli per la nutrizione, comprendenti confezioni di biscotti ad alto contenuto energetico, cartoni di cibo terapeutico pronto all’uso, articoli sanitari, impianti elettrici per stazioni di energia solare e generatori, altro ancora. 

Non mancano dosi di vaccini, tende, kit igienici per gli spostamenti, capi di abbigliamento di misure diverse sia per i neonati sia per ragazzi fino ai 17 anni. Soprattutto in Cisgiordania, vengono svolte attività di sostegno psicosociale per la salute mentale e  attività di sensibilizzazione e supporto legale  per i soggetti che si occupano della tutela dei minori. Nella Striscia di Gaza l’Unicef continua ad inviare e sostenere i servizi nutrizionali preventivi e curativi, ampliando le partnership per raggiungere i bambini più vulnerabili.

Sempre nella Striscia di Gaza quasi un quarto della popolazione ha beneficiato dell’assistenza in denaro multiuso fornito dall’Unicef. La narrazione va avanti, le parole sono toccanti soprattutto quando la presidente descrive cosa succede per le strade, con famiglie che fuggono, o che vivono in condizioni di estremo bisogno tra pericoli, distruzione e povertà, perché non possono o non vogliono spostarsi, bambini rimasti orfani che piangono per la fame e per la paura, scene drammatiche che non vorremmo vedere, ma che puntualmente si ripetono.

 L’Unicef continua a sostenere la popolazione e i bambini, e ribadisce a gran voce l’appello del Comitato internazionale affinché i leader mondiali impediscano che si verifichi una catastrofe ancora peggiore di quella cui stiamo assistendo dal 7 ottobre. 

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