Viviamo un tempo senza certezze sul futuro. Oggi non si tratta semplicemente di scegliere se orbitare nel blocco sovietico o atlantico come nella seconda parte del secolo scorso. Di fronte a noi si paventano scenari imprevedibili per i risultati dirimenti che potranno avere le significative votazioni 2024 in Europa e Usa (a parte le già scontate elezioni di Cina e Russia, complessivamente sta andando alle urne oltre la metà della popolazione mondiale).

Inediti anche gli orizzonti sociali su cui incombono gli interrogativi per i possibili condizionamenti dell’intelligenza artificiale.

Nel post covid ansie sociali e tensioni internazionali si amplificano sull’onda lunga dei conflitti armati i cui pesanti costi sono oggi pagati dalla aggredita nazione ucraina, dagli sfruttati stati africani, dai giovani israeliani del 7 ottobre, dai bambini di Gaza. 

Scenari questi, ai margini dell’ultimo lembo del vecchio continente in cui ci troviamo a vivere e che inevitabilmente non possono non riguardarci sempre più.

Per certi versi è come se stessimo vivendo da protagonisti all’interno dell’Aiace di Sofocle, rappresentazione classica scelta dall’Inda per questo 59° ciclo di spettacoli: l’impotenza dell’uomo di fronte ai cambiamenti profondi del suo mondo; la tragedia del mondo alla rovescia, dell’orrore e della follia, dove l’uomo è in lotta con il proprio destino, incerto e spesso insensato.

Come liberare quindi il futuro da tante e così dispotiche nubi?

Mentre ci sono “Siracuse” che organizzano convegni per vantarne le origini greche, i fasti bizantini, i siracusani tutti sono chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento Europeo. Una scadenza importante perché mai l’Europa è stata così vicina alla vita reale di questa provincia: le politiche industriali ed agricole messe in atto da Bruxelles, tanto per fare un esempio, interessano in modo determinante gran parte dell’economia del sud-est Sicilia.

In questo numero, quindi, anche raccogliendo contributi esterni, abbiamo cercato di declinare in chiave europeistica le riflessioni della “provincia babba” sui temi del momento. E lo facciamo a modo nostro, proponendo innanzitutto una doverosa riflessione sul pensiero profetico di testimoni della “santa” politica che ha assicurato, per parte Italiana, sostanzialmente 70 anni di Pace e sviluppo; non a caso questi protagonisti vedevano proprio nel sogno europeo l’antidoto per nuovi nefasti totalitarismi. 

Certo, lo spopolamento dei centri abitati dovuto alle piaghe dell’emigrazione giovanile e alla denatalità – come discusso recentemente dai Vescovi siciliani con il Santo Padre – a cui si somma il disagio delle nuove generazioni a vivere autentiche relazioni umane, sono segni evidenti di un malessere sociale che si avvita su se stesso. Sono pertanto improcrastinabili politiche lungimiranti di sostegno delle aree interne che incentivino i rapporti autentici fra uomo e territorio. Una proposta, ad esempio, è arrivata in redazione da Cassaro, il centro più piccolo della provincia, dai genitori di un ragazzo che ha lasciato il posto fisso al nord per aprire una partita iva nel suo paese natio: “Invece di far emigrare a Tunisi o in Portogallo i ricchi pensionati, perché non incentivare gli anziani d’Europa a trasferirsi nei nostri piccoli, salubri e genuini centri dove, come è il caso di Buccheri, si trovano le case a 1 euro?” 

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