Si è svolto sabato 8 giugno a Siracusa, nella accogliente cornice della sede estiva del Circolo Unione, il convegno organizzato dall’ “Associazione mogli medici Italiani” e dall’infaticabile presidentessa Barbara Albanese Lombardo, su un tema di pregnante attualità: “Metaverso e intelligenza artificiale”.
Il presidente del Circolo, ing. Sergio Galletti, ha introdotto i lavori con stile asciutto e sintetico, poi la scena è stata appannaggio dei due relatori, Francesco Pira e Giuseppe Cascio. La dott.ssa Barbara Albanese ha dapprima tracciato una breve biografia di Francesco Pira, professore di sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi di Messina, che ha subito conquistato numeroso il pubblico presente, districandosi tra social media, fake news, cattive abitudini, rischi di perdita identitaria.

Francesco Pira
Pira, oltre ad essere studioso con riconoscimenti internazionali, è anche giornalista, con periodici interventi su autorevoli testate, ma è certamente un grande affabulatore, estremamente attento alle dinamiche sociologiche ed etiche, ed ha tenuto sempre desto l’interesse dell’uditorio parlando di concetti complicati, intessendo una dotta dissertazione di parole semplici e riferimenti al vissuto quotidiano delle persone. Non è frequente sentir parlare un cattedratico di liti delle mamme su whatsapp o dell’utilità del robottino che pulisce casa, sviscerando così le conseguenze dell’accrescimento dell’aggressività e litigiosità, o ponendo dubbi sulla reale destinazione e uso di tutte le immagini delle nostre case, raccolte dai robottini che oggi tanto piacciono a molte massaie. E in questo suo mirabile slalom dialettico, ha citato con disinvoltura il testo di Shoshana Zuboff “Il capitalismo della sorveglianza” (che tratta dell’analizzare e modificare il comportamento umano utilizzando i dati come materia prima per il profitto delle grandi aziende digitali), spiegando come questi sistemi di omologazione e tipizzazione possano condurre verso la perdita dell’elemento identitario. Non è mancato un riferimento a come il Metaverso cambierà le nostre vite, con migliaia di aziende che stanno attrezzandosi per vendere prodotti nel Metaverso. A conclusione del suo intervento ha esortato a riflettere sul rischio del disimpegno morale, poiché se è vero che la tecnologia non si può arrestare, bisogna educare i giovani alle emozioni, perché il futuro della società, secondo lui, sta nella capacità di determinazione dell’uomo, dei sì e dei no che bisogna saper dire quando necessario.

Pippo Cascio
Giuseppe Cascio, a Siracusa per tutti Pippo, presidente Agirt (Associazione dei Giornalisti Radiotelevisivi e Telematici), anch’egli accademico, subito dopo ha intrattenuto gli astanti, soffermandosi soprattutto sull’opportunità di lavorare sulla “centralità della persona”, sottolineato la necessità di lavorare sulla sperimentazione. Bisogna capire fino in fondo come la sorveglianza, la comunicazione gestita dagli algoritmi, fa sì che i dati sensibili diventino dati di elaborazione economica. Cascio ha inoltre portato con sè – in un contesto che sviscerava caratteristiche dell’intelligenza artificiale – e disinvoltamente esibito i vecchi cari e amati libri, una grande quantità di libri, quell’oggetto ormai quasi “vintage” e una volta quasi di culto, che appena stampato profumava di rotative, di inchiostro e di conoscenza, dandoci un esempio pratico di come si possano brillantemente enunciare concetti importanti senza aver tra le dita tablet, smartphone e quant’altro la tecnologia ci ha convinto che sia indispensabile utilizzare. Tra i tanti testi proposti da Cascio, particolarmente calzante il libro di Marc Prensky “La mente aumentata. Dai nativi digitali alla saggezza digitale”. Prensky sostiene che i campi dell’istruzione e della pedagogia oggi siano diventati inutilmente troppo complicati, ignorando i bisogni reali dei nostri studenti e che sia tempo di rivalutare il significato di un buono ed efficace insegnamento nell’era digitale, aprendo un dibattito su chi sostiene che il ruolo dell’insegnante non è solo quello di fare ciò che gli studenti vogliono, ma anche di monitorarli, di correggerli e – soprattutto – di stimolarli. Secondo Prensky , malgrado l’introduzione della tecnologia nella scuola, non viene rivolta sufficiente attenzione ai recenti cambiamenti nel nostro ambiente e contesto educativo, sostenendo il bisogno di utilizzare ciò che è importante del passato con gli strumenti del futuro.
A chiusura della serata i relatori si sono intrattenuti con alcuni spettatori, che hanno posto qualche domanda o commentato con loro argomenti richiamati nelle trattazioni ascoltate. Un adeguato coronamento di una serata che ha saputo coniugare intrattenimento e cultura.