Titolo della settimana: C’era una volta in America, 1984 di Sergio Leone.

E’ da questo C’era una volta il west che discenderà il mio prossimo, C’era una volta in America, un film sugli anni 20 e 30, l’epoca di Fitzgerald, del jazz e del proibizionismo “, storia e imprese di un gruppo di amici, piccoli delinquenti del Lower East Side di New York e della loro tragica vita, e due grandi amici Noodles e Max,facce di un’unica medaglia, uniti e divisi dal tempo.

L’idea di portare sugli schermi il romanzo di Harry Gray, Mano armata 1968, frullava nella testa di Leone sin da C’era una volta il west, tra i due si è infilato Giù la testa, che il regista romano in un primo momento non voleva dirigere personalmente. Leone inizia le riprese nel 1982, tra gli USA e Cinecittà, quando ormai la sua fama ha travalicato ogni confine, può contare sul potente produttore Arnon Milchan e poter scegliere su una rosa di attori di prima fascia, da dove scarta subito la sua preferita, Claudia Cardinale, perché essendo talmente brava, potrebbe mangiarsi il film, e per Leone i personaggi vengono prima degli attori, lui che per portare a termine questa impresa ha rinunciato a Il padrino, per dedicarsi anima e  corpo a questa struggente epopea, capitolo conclusivo della trilogia del tempo e nello stesso tempo acuta riflessione sull’America del gangsterismo del quale il film ne è la summa, Cagney, Bogart, Ryan e compagnia, tutti visti da Sergio al cinema da bambino, e il tempo, arrivando anche a stravolgere lo stesso romanzo di Gray.

La pellicola abbraccia un arco narrativo di quasi cinquant’anni, e Leone sceglie la soluzione di invecchiare gli attori con il trucco, il risultato è sublime, ondeggiando tra passato e presente senza soluzione di continuità, quattro ore che giocano con le attese, dialoghi memorabili e lo squillo del telefono. Diviso in tre momenti storici,1922-23, 1933-33, 1968 con un ellissi temporale, degna di Kubrick, che abbraccia un’intera esistenza, quella di Noodles che sulle note di Yesterday riemerge dalle nebbie del passato per espiare le sue colpe e quelle degli altri, riferimento fenomenale al Fog di John Carpenter, egli va alla ricerca di se stesso e del tempo perduto.

Leone si prende il suo tempo seguendo Noodles, pian piano scopre il suo personaggio in un gioco di specchi e rimandi, dove tutto finisce dov’era iniziato, una fumeria d’oppio. Sconnessioni temporali e dilatazione del tempo, marchi di fabbrica del suo cinema, riempiti dalla musica di Morricone e da altri motivi famosi, Yesterday, Amapola, Summertime, Night and day. Cast, Bob De Niro, James Woods forse il migliore, Elizabeth McGovern, Joe Pesci, Danny Aiello, Jennifer Connelly, Tuesday Weld, Burt Young e Treatt Williams da poco scomparso.

Il produttore Arnon Milchan, tradì Leone come Max fece con Noodles, nelle sale americane uscì una versione mancante 94 minuti, rimontata in ordine cronologico, praticamente uno scempio, cosa che procurò un fiasco colossale, nello stesso anni a Cannes venne proiettata una versione di 230 minuti, ma il tempo ,sempre lui, ha fatto il suo corso, così da consegnarci un’opera eterna, molto politically scorrect e quindi anche per questo irripetibile. Buona visione

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