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ULTIMO DI TUTTI E SERVO DI TUTTI

ULTIMO DI TUTTI E SERVO DI TUTTI

Il segreto per accogliere Dio nella propria vita 

Nella Messa di domenica scorsa abbiamo ascoltato il primo dei tre annunci della passione di Gesù riportati nel Vangelo di Marco, ripresi anche da Matteo e Luca. Oggi ascoltiamo il secondo annuncio. Per approfondirne la ricchezza di significato, è utile confrontarli tutti e tre: operazione non soltanto per esegeti, ma per tutti i cristiani che desiderano sinceramente conoscere in profondità i Vangeli.

Il primo annuncio segue immediatamente la professione di fede di Pietro («Tu sei il Cristo», Marco 8,29), e quindi chiarisce subito che l’identità divina del Messia corrisponde a quella del “Servo del Signore” giusto, innocente e sofferente. Per seguirlo, è necessario rendersi disponibili a un’ascetica fatta del rinnegamento di se stessi, abbracciando le proprie croci personali. Il messaggio è chiaro: prendendo in prestito le parole dell’apostolo Paolo, non vi è altro Cristo se non Cristo Crocifisso (cfr. 1 Corinzi 2,2), ed essere cristiani significa venire in qualche modo “crocifissi” con Lui, affinché Egli viva in noi (cfr. Galati 2,20).

Nel secondo annuncio, un’esigenza simile è formulata nei termini «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti» (Marco 9,35), mentre nel primo era introdotta dall’espressione «Se qualcuno vuol venire dietro a me …» (Marco 8,35). Gesù offre sempre la proposta di una scelta libera, delicatamente rivestita del carattere di eventualità, ma connotata da una specifica condizione. Tra il primo e il secondo annuncio l’attenzione si sposta, o si allarga, dall’ascesi personale (il rinnegare se stessi e prendere la propria croce) all’atteggiamento verso il prossimo (mettersi all’ultimo posto e porsi al servizio di tutti). «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti»: questa frase sviluppa e illumina ulteriormente i detti di Gesù sul primato degli ultimi riportati nei tre Vangeli sinottici (cfr. Matteo 19,30; 20,16; Marco 10,31; Luca 13,30). È la scelta di farsi ultimi, per servire tutti, a far primeggiare nell’unico primato desiderabile: quello dell’amore.

Il terzo annuncio della passione verrà dato nell’imminenza dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, appena prima di affrontare gli eventi preannunciati (cfr. Marco 10,32-34): anche in quel caso, all’annuncio seguirà una reazione decentrata dei discepoli, che anziché preoccuparsi della sorte del Maestro si riveleranno interessati ad assicurare a se stessi un posto ragguardevole al suo fianco. Sarà l’occasione per Gesù di completare l’istruzione avviata nei primi due annunci: «chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Marco 10,43b-45).

Gesù insegna col proprio esempio che il servizio è il segno per riconoscere la sua identità di “Primo e Ultimo” (cfr. Apocalisse 1,17; 2,8; 22,13), e afferma con la sua stessa vita: «io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Luca 22,27).

La sua divina presenza si nasconde negli ultimi dell’umanità, coloro che come bambini necessitano di ogni soccorso, premura e attenzione: è prendendosi cura di loro – dimenticando ogni ambizione di grandezza – che si accoglie Gesù stesso, e si è visitati da Dio in persona, perché «chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» (Marco 9,37).

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