Cento anni fa nasceva il 3 novembre 1924 Alberto Manzi, l’autore e conduttore di “Non è mai troppo tardi”, la trasmissione Rai che negli anni ’60 contribuì ad abbattere le barriere dell’analfabetismo.

Approdò alla Rai, potremmo dire in modo casuale: era stato inviato dal direttore didattico della scuola elementare “Fratelli Bandiera” dove insegnava, perché la Rai e il Ministero della Pubblica Istruzione avevano deciso di avviare una trasmissione per favorire l’approccio alla lettura e alla scrittura degli adulti analfabeti, e per fare questo avevano bisogno di un maestro.

Un mese dopo il provino andava in onda la prima puntata di “Non è mai troppo tardi”; era il lontano 1960. Iniziò così l’appuntamento con il maestro Manzi, che andava in diretta tre volte a settimana, alle ore 18:00 del martedì, giovedì e venerdì, un programma che ben presto catturò l’attenzione di adulti e anziani analfabeti con poca voglia di tornare sui banchi di scuola.

Fu un successo che durò otto anni, con un risultato encomiabile, tanto che venne copiato all’estero e nel 1965 ottenne il premio dell’Onu come uno dei programmi più significativi per contrastare l’analfabetismo del dopoguerra.

Manzi fu un antesignano di quelli che negli anni successivi avremmo conosciuto come “format educational” televisivo, molto apprezzato dagli adulti, ma anche dai bambini che seguivano le sue lezioni. Era capace di bucare lo schermo con il suo sorriso accattivante, i modi garbati, la voce calda, accompagnando con disegni stilizzati che realizzava in diretta per facilitare la comprensione e l’assimilazione di quanto detto. Il carisma e le eccellenti doti comunicative furono determinanti per raggiungere il pubblico interessato, determinando un risultato non scontato: infatti, un milione e mezzo di italiani prese la licenza elementare. La visibilità televisiva fu solo una parentesi importante nella vita di Alberto Manzi, e il successo di “Non è mai troppo tardi” gli valse il titolo di “maestro degli italiani”, un maestro sempre animato dal desiderio di fare della scuola un luogo educativo e di ricerca, dove si aiuta a pensare, ad apprendere, a fare scelte consapevoli, nonché teatro di crescita civile e di cittadinanza. Manzi, dopo quarant’anni di insegnamento come maestro elementare, nel 1988 è andato in pensione.

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