SIRACUSA – Sabato scorso la chiesa della S. Famiglia ha ospitato la presentazione del libro del professore Sergio Tanzarella “Don Peppino Diana un prete affamato di vita” edito da “Il pozzo di Giacobbe”, a trent’anni dal suo omicidio. L’evento è stato curato della parrocchia, dell’oratorio Anspi e del gruppo “Agesci Siracusa 7” il quale, dopo la presentazione dell’opera, ha messo in scena “Il dovere della scemenza” di Luigi Perollo e Roberto Alaimo, liberamente adattato.  La presentazione è stata preceduta dalla veglia organizzata dagli scout del clan “la Provvidenza” ed i novizi “gli Erranti” del gruppo Agesci Siracusa 7.

Si è partito con la descrizione di alcuni “testimoni” che hanno scommesso la loro vita per un impegno coerente nel rispetto delle regole e della legalità: Giovanni Falcone, Mario Francese, Peppino Impastato, Paolo Borsellino, don Pino Puglisi, Libero Grassi, Rosario Livatino, infine don Peppino Diana. Una breve rilettura del momento in cui è avvenuto il loro “martirio” e successivamente una loro dichiarazione, evento significativo della vita del personaggio, contestualmente un simbolo è stato poggiato su un tavolo (macchina da scrivere, costituzione; radio, megafono, agenda rossa, stola) con la collocazione di una lettera fino a comporre la parola “scemenza”. Quella che viene chiesto ai cittadini dal metodo mafioso; infine la forcola, simbolo della scelta che lo scout è chiamato a compiere nel corso della sua vita. Significative le parole dell’Autore del libro nel descrivere cosa non era don Peppino Diana, un prete anti camorra, o una sorta di don Matteo delle fiction televisive. Don Peppino era un giovane prete che amando la vita raccontava il Vangelo. Un educatore e un profeta che fa da sentinella: vede l’ingiustizia la denuncia e richiama al Vangelo. Come i profeti ha vissuto pure una sorta di solitudine e isolamento, ma ha creduto fermamente nella missione per cui aveva consacrato la sua vita, ha avuto accanto l’amico e Vescovo mons. Raffaele Nogaro, anche altri sacerdoti lo hanno sostenuto nella missione profetica fino alle firme apposte nella lettera/manifesto: “per amore del mio popolo”.  Don Peppino con la sua vita ha dato testimonianza che si può vivere il Vangelo ed una vita lontano dal collateralismo e intrecci di potere criminale. Questo è stato uno dei suoi insegnamenti agli scout della sua parrocchia e nel contesto di Casal di Principe, fino alla sua uccisione il giorno del suo onomastico il 19 marzo 1994. “Proficuo -evidenzia il parroco don Claudio Magro- è stato l’incontro di Tanzarella con circa duecento capi scout, gli educatori dei ragazzi, nelle diverse fasce di età, riuniti in assemblea annuale. Semplici le parole usate: “Non lasciate soli i ragazzi in questa loro fase della loro vita. Aiutateli a crescere bene. Siate testimoni ed anche profeti, così come lo è stato don Peppino Diana negli anni in cui con gli scout di Casal di Principe, impegnò i migliori anni della sua vita”.

 

 

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