Cosa arde nel cuore di un missionario?
Santa Teresa di Gesù Bambino, monaca carmelitana, nel suo diario, racconta che essere missionaria fosse il suo desiderio più grande, e che voleva esserlo non solo per qualche anno, ma per tutta la vita, anzi voleva esserlo fino alla fine del mondo. Ella fu sorella spirituale di diversi missionari.
Chi incontra un missionario o una missionaria ha la chiara percezione di essere di fronte ad una persona carica di speranza, uomo o donna di preghiera, perché i missionari sono uomini e donne di preghiera, perché la persona che spera è una persona che prega.
Nel corso del Giubileo ordinario, la parrocchia del Sacro Cuore di Siracusa ha vissuto, mercoledì 12 marzo un particolare incontro con padre Sebastiano D’Ambra, missionario italiano del PIME e fondatore del movimento per il dialogo islamo-cristiano “Silsilah Dialogue Movement” nel Sud delle Filippine.
La Conferenza episcopale delle Filippine, nel luglio scorso, ha assegnato al sacerdote missionario italiano, il premio per il “servizio eccezionale e generoso” alla Chiesa, “esemplificando gli ideali” del primo vescovo filippino. L’onorificenza è giunta nell’anno in cui è stato celebrato il 40° anniversario del Movimento per il dialogo “Silsilah”, avviato nel 1984. La Chiesa delle Filippine mostra così di aver apprezzato l’opera del sacerdote già si distintosi come mediatore tra gruppi ribelli del movimento Moro National Liberation Front e l’esercito di Manila , nel corso del conflitto che ha agitato il Sud delle Filippine per decenni.
Uno dei momenti più dolorosi, nelle Filippine, per padre Sebastiano è stato l’omicidio di uno dei suoi più cari amici, padre Salvatore Carzedda, PIME, con lui al Silsilah. In quella occasione gli aggressori pensavano di uccidere anche lui. Ma egli stesso ha detto che il Signore lo ha mantenuto in vita per continuare la missione.
Padre D’Ambra ha celebrato la Messa vespertina e successivamente ha incontrato amici di vecchia data, che partecipavano alle attività per giovani del PIME negli anni ’70, e i parrocchiani, nel salone adiacente la chiesa.
Promuovere la cultura del ‘dialogo come via alla pace partendo dalla spiritualità della vita in dialogo. “Il dialogo ha un fondamento spirituale e ora, attraverso l’Emmaus College of Theology, creato di recente, prepariamo giovani cristiani e musulmani a vivere lo spirito del dialogo” nelle Filippine, dove la minaccia più grande è il fondamentalismo, ha sottolineato il missionario.
Uno sguardo, una parola e un sorriso per tutti. Qualche rapido colpo di tosse ogni tanto, segno tangibile della fatica missionaria, il desiderio di raccontare ma senza stancare. La condivisione della cena con i fratelli e le sorelle rimasti, con leggerezza e qualche battuta, il gusto di un arancino, lo scambio di numeri telefonici, la consapevolezza che nel cuore di ogni persona abita un angolo di pace, con questo spirito egli continua la sua missione. Gesti particolari di speranza, che lasciavano presagire che nel cuore di padre Sebastiano è nascosto Colui che brilla.
Chi arde nel cuore di un missionario? Arde Colui che ci ha amati. Arde Colui che è Benedetto, ed è nascosto nel cuore dell’uomo, ma brilla.