Una pace giusta, disarmata e disarmante. Un appello, quello di Leone XIV lanciato nella sua prima apparizione dopo la nomina a Pontefice, che appare certamente come un monito e un appello per far tacere le armi nelle tante (troppe!) aree del mondo insanguinate da (sempre) insensate guerre ma che può ben valere anche come invito a rimodulare i toni stesi di una narrazione quotidiana sopra le righe. Ed ecco che il richiamo a quella comunicazione disarmata, purificata dall’aggressività fatta da ultimo da Papa Francesco nell’ultimo suo messaggio redatto sin occasione della Giornata Mondiale per le comunicazioni sociali diffuso poco prima che si celebrasse a gennaio il il Giubileo della comunicazione, appare come uno di quei possibili ponti da costruire invocati da Papa Leone XIV.
Un appello a essere comunicatori di speranza che, specialmente in questi tempi nei quali il ricorso nei più diversi ambiti all’intelligenza artificiale sta modificando sempre di più la nostra stessa quotidianità, investe tutti, attraversa trasversalmente le nostre vite. A cominciare dal mondo del lavorio nel quale che oggi più che mai necessita di tutele adeguate, concrete, che abbiano sempre al centro l’uomo e le sue esigenze, i suoi tempi di vita. Perché non dobbiamo mai dimenticare, come sottolineato di recente nella nota “Antiqua et nova” sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana, del Dicastero per la Dottrina della Fede e del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, “le sue caratteristiche avanzate conferiscono all’IA sofisticate capacità di eseguire compiti, ma non quella di pensare”.
(*) – Pubblicato nell’edizione tipografica di Cammino del 8 maggio 2025