Durante le ordinazioni presbiterali nella festa della Visitazione, Papa Leone XIV ha esortato i nuovi sacerdoti a vivere una missione credibile e umile: “Non cercate altro potere che essere figli di Dio”. Il Pontefice ha invitato a fuggire ogni privilegio e a farsi custodi e servitori

Gesù “ci ha dato il potere di diventare figli di Dio”, per questo “non cercate, non cerchiamo altro potere!”. È uno dei passaggi centrali dell’omelia pronunciata oggi da Papa Leone XIV nella basilica di San Pietro, durante le ordinazioni presbiterali nella festa della Visitazione della beata Vergine Maria. Ai nuovi sacerdoti, il Pontefice ha chiesto di restare ancorati alla realtà: “Concepite allora voi stessi al modo di Gesù”, ha detto, “essere di Dio – servi di Dio, popolo di Dio – ci lega alla terra: non a un mondo ideale, ma a quello reale”. Nel cuore della celebrazione, ha richiamato il gesto dell’imposizione delle mani come trasmissione dello Spirito creatore: “Il Regno di Dio mette ora in comunione le vostre personali libertà, disposte a uscire da sé stesse, innestando le vostre intelligenze e le vostre giovani forze nella missione giubilare che Gesù ha trasmesso alla sua Chiesa”. Un mandato che, ha sottolineato, nasce dalla grazia ricevuta, non da una conquista personale:
“Il Figlio è diventato l’esegesi, il racconto vivo del Padre. E ci ha dato il potere di diventare figli di Dio”.
- (Foto Vatican Media/SIR)
- (Foto Vatican Media/SIR)
Il Papa ha quindi messo in guardia da ogni forma di chiusura o autoreferenzialità: “A loro consacrate voi stessi, senza separarvene, senza isolarvi, senza fare del dono ricevuto una sorta di privilegio”. La missione, ha ricordato, non appartiene a chi la svolge: “Lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi. Non padroni, ma custodi. La missione è di Gesù. Egli è Risorto, dunque è vivo e ci precede”. In un passaggio chiave ha aggiunto: “Anche noi vescovi, cari ordinandi, coinvolgendovi nella missione oggi vi facciamo spazio. E voi fate spazio ai fedeli e ad ogni creatura, cui il Risorto è vicino e in cui ama visitarci e stupirci”. L’icona evangelica della Visitazione ha fatto da sfondo all’intera celebrazione: “Non è rumorosa la gioia di Dio, ma realmente cambia la storia e ci avvicina gli uni agli altri”. E ha precisato: “Il popolo di Dio è più numeroso di quello che vediamo. Non definiamone i confini”.
(Foto Vatican Media/SIR)
Nella parte finale dell’omelia, Leone XIV ha fatto riferimento al discorso di congedo dell’apostolo Paolo agli anziani di Efeso: “Voi sapete come mi sono comportato con voi per tutto questo tempo”. Un richiamo alla trasparenza della vita:
“Vite conosciute, vite leggibili, vite credibili”.
Solo così, ha detto, “stiamo dentro il popolo di Dio, per potergli stare davanti, con una testimonianza credibile”. Anche nella fragilità, ha assicurato, la Chiesa può essere segno di speranza: “Insieme, allora, ricostruiremo la credibilità di una Chiesa ferita, inviata a un’umanità ferita, dentro una creazione ferita”. E ha concluso con un ultimo invito alla libertà interiore e alla disponibilità alla missione: “L’amore del Cristo infatti ci possiede. È un possesso che libera e che ci abilita a non possedere nessuno. Liberare, non possedere. Siamo di Dio: non c’è ricchezza più grande da apprezzare e da partecipare”.