Il popolo italiano ancora una volta ha deciso: le proposte dell’attuale classe dirigente non meritiano attenzione.

Chi, da destra e sinistra, vanta vittoria mente agli elettori  e mente consapevolmente a se stesso.

Chi ha avuto la sfrontatezza di porre quesiti per risolvere questioni interne a una parte politica, come i quesiti sul lavoro marca Pd contro lo stesso Renzi che da segretario del Pd li aveva voluti, dovrebbe rimborsare ai cittadini gli ulteriori 400 milioni di euro pubblici bruciati per l’organizzazione referendaria da parte dello Stato.

Chi ha avuto l’arroganza di fare una prova muscolare utilizzando il nobile istituto referendario, avrebbe dovuto innanzitutto interrogarsi sul perché gli italiani non vanno a votare neanche nelle elezioni amministrative, eccezion fatta per il recente voto a Solarino.

E sempre da un piccolo comune, il più piccolo della provincia , che comunque arriva il miglior risultato in termini di partecipazione a voto: quasi il 34% a Cassaro a fronte di una media aretusea del 22.53, con il minimo di Pachino con 11.41.

Nel merito dei singoli quesisti, inoltre, occorre riflettere sul modo approssimato con cui si è affrontato il tema delicatissimo della cittadinanza e, soprattutto, l’ennesima strumentalizzazione a danno delle piccole imprese che, senza tutele come i loro stessi lavoratori, hanno dovuto subire la insensata strumentalizzazione referendaria di un sindacato che si è dimostrato troppo incline ai giochi partitici interni a una certa sinistra ancorata a schemi superati dal tempo.

Triste vedere l’esultanza dei sostenitori del  governo che leggono nel mancato voto un sostegno implicito all’azione della maggioranza; forse tradisce la consapevolezza che con l’attuale legge elettorale non conta ormai il voto degli elettori per essere eletti ma il gradimento del “capo” che inerisce nei listini bloccati  i “deputati nominati” in ordine di fedeltà .

La meraviglia non è dunque nel mancato raggiungimento del quorum, ma nella meraviglia di chi non se lo aspettava…

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