Nemmeno sessantenne, lo Stato di diritto rischia già di morire. Il sistema di regole che ha reso l’Occidente un faro di civiltà, motore di crescita e dispensatore di benessere per il mondo intero – infatti – non è sempre esistito, anche se, da benpensanti, lo abbiamo spesso dato per scontato. È stato formalmente adottato solo nel 1966 dalle Nazioni Unite con il voto unanime della Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali e della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici.

Se l’Onu nasce dalle consapevolezze maturate dopo le tragedie delle guerre mondiali, quelle Convenzioni sanciscono l’assunzione di responsabilità collettiva attorno a valori condivisi, oltre i confini nazionali e gli egoismi personalistici di pochi.

Oggi, mentre si parla di una terza guerra mondiale “a pezzi”, la realtà ci viene sbattuta in faccia con tutta la sua brutalità. Quando ci si chiude a riccio nel proprio benessere e si ignorano le basi della convivenza democratica, si lascia spazio ad autocrati senza scrupoli che si arrogano il potere di distruggere le case costruite con fatica da gente inerme, seminando lutti nelle famiglie, privandole di madri, padri, figli e uccidendo il futuro di intere comunità.

Complici noi stessi, quando ci giriamo dall’altra parte di fronte alla corruzione dilagante che alimenta gruppi dirigenti autoreferenziali; quando tifiamo per i morti di una parte del mondo e giustifichiamo le guerre altrove. Complici i magistrati che hanno abusato di fiducia e potere applicando le leggi in modo parziale, minando la credibilità dell’indispensabile sistema giudiziario; i moralizzatori – da ultimi i politicanti a Cinque Stelle – che hanno smentito quanto predicato, disilludendo un popolo sempre meno motivato a recarsi alle urne; complici i giornalisti prezzolati che hanno manipolato il linguaggio della comunicazione, favorendo il dilagare delle fake news.

Non si arriva per caso alla soglia di una terza guerra mondiale. Anche perché, come ha recentemente ricordato il presidente Mattarella, basta un piccolo fatto per riportare l’umanità sull’orlo del baratro.

Forse, partendo dal coraggio di dirci queste ovvietà, è ancora possibile invertire la china.

 

Immagine in evidenza: Davanti al Palazzo delle Nazioni a Ginevra le 193 bandiere degli Stati membri sventolano lungo l’«Allée des drapeaux». DFAE, Presenza Svizzera

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