Pochissimi giorni ci separano dal Natale e lungo le strade si avverte la frenesia per l’imminente arrivo delle feste più lunghe e agognate. Si sono già accese le luci delle città chiamate a celebrare la ricorrenza. La gente attende i giorni di festa: gli adulti per il riposo, i viaggi, l’incontro con persone care, i bambini per i regali, i ragazzi per le vacanze scolastiche…

Quale Natale si attende tra negozi addobbati, pacchi regalo, supermercati traboccanti di acquirenti, appartamenti adornati per l’avvenimento? 

Qualcuno si imbatte in un presepe, un presepe vero e non quello rivisitato dalle mode del momento o, piuttosto, banalizzato fino a diventare una tra le tante cineserie diffuse. Un presepe che riporta al quadro di Betlemme. Si ricomincia da zero! Papa Francesco, nella lettera sul presepe Admirabile signum, ha scritto che “il presepe ci fa vedere, ci fa toccare questo evento unico e straordinario che ha cambiato il corso della storia, e a partire dal quale anche si ordina la numerazione degli anni, prima e dopo la nascita di Cristo”.

Non ci sono festoni nella “città del pane” perché lì la luce è già presente, è nel cuore stesso del presepe. Una piccola famiglia, quella di Nazareth, diventa il nuovo corso della storia della salvezza. La notte di Betlemme è stellata e la stella cometa consente di individuare il cammino da seguire a chi, sapiente, sa leggere i segni del cielo e accetta l’invito a mettersi in cammino. Intorno alla grotta la vita continua e, contemporaneamente, si rinnova e trasforma. La venuta di Gesù nella storia presenta due assi cartesiani che contengono in sé una rivoluzione copernicana. La relazione Dio-uomo, letta sempre con lo sguardo rivolto verso il cielo, trova nel Natale l’orizzonte della relazione umana. Dio incontra per sempre l’uomo e, l’innocenza del Bambino Gesù, custodita dalla consapevole azione di affidamento a Dio di Maria e Giuseppe, fa ripartire l’orologio della storia.

Non è un racconto del passato né una credenza mitologica né una fiaba. Avviene una grande rivoluzione in cui tutti trovano il loro posto e il loro ruolo. Nel presepe leggiamo la fragilità umana di Maria e Giuseppe che si trasforma nel luogo dell’accoglienza al Dio Bambino e lì lasciamo che si rispecchino le famiglie siriane che, come tante altre famiglie del mondo,  costrette a subire le prepotenze dei potenti, cercano la loro grotta in cui proteggere le piccole creature a loro affidate. Nella mangiatoia contempliamo la tenerezza di Gesù Bambino lasciando che in essa  si rispecchi ogni bambino privato del diritto alla casa e alla vita perché, solo il volto di Gesù può rivelargli per intero la sua vera dignità. Tra i pastori collochiamo tutti gli uomini che attendono di comprendere il senso del vivere, la verità della propria esistenza e la bellezza della vita illuminata dall’amore. Tra gli angeli troviamo tutti i santi, conosciuti e nascosti, che ci hanno preceduto e hanno saputo riconoscere l’Unico Bene. Nella natura che avvolge l’intera scena si manifesta la purezza di ciò che il Creatore ha voluto regalare all’uomo e che oggi rischia di annullarsi per la prevaricazione delle cosiddette esigenze dell’economia. La stella cometa è il faro su cui fissare il proprio sguardo per non smarrire il cammino.

L’avvenimento del Natale nel presepe trova il disegno di ciò che Dio ha voluto aggiungere per realizzare il faccia a faccia con l’uomo. È un disegno dai tratti netti e preziosi che riporta all’essenza della vita, che riconsegna a ciascuno la propria unicità, la propria irripetibilità, la propria dignità. È il mistero di quell’impronta di Dio su di noi che riverbera di volto in volto e si ferma sul Bambino Gesù per lasciare che il Dio incarnato possa essere riconosciuto nell’universalità di un amore che si è fatto dono.

Natale bussa ancora alle porte del nostro cuore perché si aprano all’incontro con l’Emanuele, il Dio con noi, il Dio in mezzo a noi, il cui bagliore è nel volto degli ultimi, dei poveri, dei perseguitati, degli oppressi.

(Nella foto:  Adorazione dei Magi (copia da Filippo Paladini), olio su tela, cm 390 x 255 Siracusa, Galleria Regionale di Palazzo Bellomo – Particolare

Condividi: