Caro direttore,

le chiedo ospitalità fra le pagine di Cammino per un doveroso ricordo di monsignor Paolo Manciagli.

Ciò significa, per me, ritornare con la memoria del cuore soprattutto a due ambiti pastorali in cui l’ho maggiormente frequentato. Mi riferisco alla sua azione pastorale come parroco della comunità parrocchiale San Tommaso Apostolo al Pantheon in Siracusa e al servizio come Vicario giudiziale del Tribunale Ecclesiastico Metropolitano della nostra Arcidiocesi.

Serietà e autorevolezza sono stati certamente virtù che il nostro caro don Paolo ha cercato di incarnare nel proprio agire ecclesiale. Difficilmente lo si incontrava sulle vie della sciatteria o della superficialità. Aveva molto a cuore che non venissero intaccati il rispetto della tradizione, dei ruoli e la tutela della dignità istituzionale che ricopriva, convinto che la cura della forma è garanzia della sostanza. Uomo, sacerdote, tutto di un pezzo, schietto e diretto, non amava deroghe o sconti personali e comunitari, né tantomeno desisteva da quanto pensava essere giusto e buono.

Nella funzione di parroco lo ricordo per la dedizione ai propri doveri ministeriali e ai poveri. Difficilmente, nel mio anno e mezzo di collaborazione al Pantheon, sono riuscito a convincerlo di concedersi qualche giorno di riposo. Era solitamente, ogni giorno, presente in parrocchia anche quando la salute non era tanto buona. Non era infrequente che il suo sguardo si illuminasse quando con gioia e, anche, un po’ di sana fierezza, raccontava la storia e i fatti inerenti la genesi e l’organizzazione della mensa dei poveri aperta e gestita nei saloni parrocchiali. L’impressione di chi lo ascoltava era che tale servizio fosse il suo orgoglio e il suo fiore all’occhiello.

Come Vicario Giudiziale del nostro Tribunale Ecclesiastico Metropolitano si è impegnato al massimo delle sue possibilità. Ha creduto fino alla fine nell’esercizio di una giustizia che fosse innanzitutto azione pastorale. Non di rado i suoi giudizi erano il frutto di un lungo tempo trascorso nella lettura degli atti processuali. Era suo vivo desiderio che la buona reputazione del nostro Tribunale fosse sempre tutelata e promossa. A tal riguardo aveva fortemente voluto l’inaugurazione dell’anno giudiziario e che la stessa venisse organizzata con solennità e cura secondo il cerimoniale di riferimento.

Padre Paolo era amante del decoro, del bello e dell’arte. Tale sensibilità caratterizzava l’attenzione che poneva nella cura e nella pulizia dei vasi sacri e dell’arredo liturgico per le celebrazioni nella sua chiesa parrocchiale. Ogniqualvolta andavo a celebrare al Pantheon era un piacere trovare le suppellettili in ordine e i completi d’altare puliti e profumati. Quando pensava ad un dono lo pensava in termini di bellezza. Ricordo con tenerezza le volte in cui era orgoglioso di firmare gli atti processuali in tribunale rigorosamente sempre e solo con la sua personale ed elegante penna stilografica.

La chiesa siracusana ha certamente perso un suo prezioso collaboratore. Uno di quei sacerdoti che di sicuro non passano inosservanti, ammesso che ciò sia possibile per chi è chiamato a servire pubblicamente il popolo santo di Dio. Non si può non essere grati a Dio, datore di ogni bene, che ce lo ha donato.

Alla Santissima Trinità chiediamo di accoglierlo nella schiera degli eletti in paradiso, dove vogliamo pensarlo felice nel dolce abbraccio di Dio, ma, in particolare, in quello dei suoi amati genitori di cui ha sempre fatto commossa memoria nei suoi racconti fraterni manifestando per essi un amore sempre vivo.

don Giuseppe Gurciullo

Vicario Giudiziale Aggiunto, Tribunale Ecclesiastico Metropolitano di Siracusa

 

Foto: Virtù e la legge, 1511, Raffaello Sanzio, Musei Vaticani (Wikimedia Commons)

 

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