C’è un capitale che vale più di qualunque tesoro. E che Siracusa, la Sicilia, tutto il Sud sta perdendo, sta “regalando” al mondo, senza rendersene conto. È l’esodo – non chiamiamola fuga (fuga da chi? da cosa?) – dei giovani dalla nostra terra. Per studiare, per lavorare, per inseguire il proprio sogno, per realizzarsi, “arrinesciri”. Necessità, mancanza di alternative, come il richiamo dell’altrove, i legittimi desideri aspirazionali. Via, non certo “senza pensieri, senza problemi”. È il capitale umano, quello che rende vivo un territorio. Il capitale che più conta, che garantisce futuro e speranza a una terra che altrimenti sarebbe solo deserto. Un esodo che ha ormai numeri biblici, dalle grandi emigrazioni del Dopoguerra. Che impoverisce il Sud due volte, di risorse umane ed economiche. Perché per ogni giovane che va c’è una intera famiglia che guarda lontano, che muove risorse. Dal Sud al Nord. Il paradosso. Sociale e finanziario che anche Confindustria ora solleva. E a cui ha dedicato l’assemblea annuale, il 15 gennaio: “Il capitale umano. Risorsa strategica per l’impresa e il territorio”, alla presenza, fra gli altri, del presidente nazionale, Vincenzo Boccia. Il numero uno degli industriali non ha mancato di pungolare il mondo politico, perché il tema sia messo al primo posto dell’agenda, insieme al problema infrastrutturale e della competitività del Paese. “La politica non guardi al consenso immediato, ma abbia una visione di futuro per giovani e imprese”. Boccia ha denunciato “un eccesso di presentismo e di tattica: i partiti devono essere elementi di tutela dell’interesse generale del Paese e non di politiche di aspetto categoriale che riguardano alcuni pezzi del paese, sicuramente legittimi, senza avere idea dell’impatto dei provvedimenti sull’economia reale, di quanta occupazione e quanto sviluppo creino”. “Spero – ha aggiunto – che non dobbiamo attendere traumi economici per fare un salto di qualità, come la storia di questo paese insegna. Perché quando siamo di fronte a un trauma abbiamo una grande capacità di reazione. Invece quando il trauma non c’è rallentiamo. La nostra aspettativa è che il rodaggio di questo governo passi oltre la legge finanziaria ormai superata che vede delle criticità da parte nostra, e si pensi a un piano di medio termine nell’interesse generale del Paese”. Con uno sguardo serio al Sud, che dopo 4 anni di crescita ora rischia nuovamente di essere risucchiato da una spirale recessiva – come rileva il rapporto Check up Mezzogiorno 2019 di Confindustria e del centro Studi e ricerche per il Mezzogiorno. Giù l’economia in un contesto occupazionale assai complesso. Nella provincia di Siracusa, come emerge da un focus di Svimez sull’economia del Mezzogiorno del 2018, a fronte di una popolazione inattiva, ma in età lavorativa, pari a 107 mila unità, i giovani tra i 15-29 anni che non studiano né lavorano sono oltre 74 mila. “A questo fatto fa da contraltare un altro elemento, altrettanto preoccupante, sia per la dimensione che per il depauperamento del capitale umano interessato, relativo alla “migrazione selettiva” dei giovani laureati – ha evidenziato il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona -. I dati sono noti: negli ultimi 15 anni la Sicilia ha perso 175.000 giovani e oltre 52.000 laureati, di cui circa 6.000 solo della provincia di Siracusa. La causa è spesso associata alla strutturale carenza di occasioni di lavoro qualificato e, in parte, ma solo in parte, è vero. Il fenomeno, difatti, è molto più grave, in quanto oggi molti giovani rinunciano alla vicinanza dei propri cari, alle radici e al clima del proprio territorio che fino a un certo punto hanno fatto da collante… e non sono invece più disposti a rinunciare a servizi essenziali e determinanti per la qualità della vita: i trasporti, le infrastrutture, la sicurezza, la sanità, i servizi della pubblica amministrazione.  L’ambizione di questi giovani oggi è di lavorare in un contesto in cui vengano favoriti lo scambio di esperienza per una crescita personale, la valorizzazione del merito per una crescita professionale, si possa guardare con fiducia al futuro dei propri figli. Condizioni assicurate in molte Regioni del Paese e d’Europa”. La situazione aggiunge poi livelli paradossali se si considera un altro aspetto, un’altra faccia della medaglia: “Le nostre aziende del polo industriale – ha concluso Bivona – hanno difficoltà a trovare manodopera specializzata, di saldatori, strumentisti, elettricisti ed anche di giovani laureati di talento da Napoli in su, che siano disponibili a lavorare in Sicilia. Succede, ad esempio, che un giovane ingegnere, dopo aver superato brillantemente il colloquio, rifiuta l’assunzione perché ha valutato più importante l’aspetto della reputazione del contesto territoriale dove dovrebbe lavorare. Ed oggi, nella nostra zona industriale, le aziende, nonostante i continui e consistenti investimenti realizzati per migliorare la sostenibilità ambientale e sociale, vedono passare il messaggio anche mediatico di un territorio “negativo” per la qualità della vita”.

Un’altra sveglia è arrivata dal presidente della Erg, Edoardo Garrone, il quale senza mezzi termini ha detto: “Noi produciamo energia green, da soli stiamo per investire altri 500 milioni mentre tutta l’Unione europea pensa di investire 30 miliardi l’anno. Eppure noi abbiamo difficoltà a poterli spendere per o soliti problemi”. Come dire “ci volete o non ci volete”? Su questo si potrebbe aprire un’altra lunga discussione su zavorre politiche, burocrazia, regole e modelli di sviluppo. Fermiamoci ai giovani e al capitale umano, alla formazione e a possibili alternative alla partenza dei giovani. A cominciare dalle opportunità dal rapporto fra scuola e lavoro. A questo punta la Scuola per implementare l’alternanza scuola-lavoro di Confindustria. Nel giorno del convegno, è stato sottoscritto con l’assessorato regionale all’Istruzione e Formazione, l’Università di Catania, l’Ufficio scolastico regionale e l’Anpal Servizi, il protocollo denominato “Talent pipeline” per il potenziamento della filiera formativa in apprendistato per l’industria 4.0 che – confida Bivona – “potrà soddisfare pienamente le esigenze di professionalità dell’area industriale di Siracusa”. Un primo, piccolo passo. Ma da qualche parte si deve pur cominciare.

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