Li riconosci subito. Un trolley piccolo, uno zainetto e nulla più. Sono abituati a viaggiare leggeri perché volano low-cost. E’ una scelta obbligata per le loro finanze e per quelle delle loro famiglie. Sono i ragazzi con il trolley, una generazione che si è trovata di fronte a una scelta: infoltire la schiera dei neet, cioè i giovani che non studiano né lavorano, o partire per costruirsi un futuro altrove. Perché altrove, e spesso solo altrove, un futuro è possibile.

Sofia è generazione Erasmus; eccellente curriculum scolastico, università frequentata al Nord e poi il grande salto con Erasmus+: tirocinio formativo e poi lavoro. Di quello vero, stabile, con le tutele di legge, con un contratto autentico. Ovviamente all’estero. E, poiché esistono paesi europei in cui, a differenza dell’Italia, la meritocrazia funziona, Sofia, dopo la prima fase di ambientamento e assestamento, manda in giro il suo curriculum, ricevendo diverse proposte migliorative e può permettersi il lusso, impensabile per gli standard italiani, di scegliere l’offerta migliore. Sofia fa carriera, in pochi anni ottiene un paio di promozioni con conseguenti aumenti salariali e bonus. Perché, semplicemente, è brava e capace. E perché, altrove, le aziende considerano le risorse umane una risorsa, per l’appunto, sulla quale investire per crescere come azienda; non un costo da ridurre per aumentare gli utili da distribuire ad azionisti ingordi incapaci di capire che il profitto dev’essere equamente distribuito perché diventi benessere collettivo e crescita sociale ed economica di una nazione. A Sofia manca il mare e il pesce e, certamente, la famiglia e gli amici. Ma sa che, se tornasse, le mancherebbe il lavoro, non quello per sopravvivere, ma il lavoro che ti fa sentire utile, che ti rende soddisfatto del contributo che puoi offrire, che ti appaga. E così, periodicamente, torna per qualche giorno, fa scorpacciate di pesce, cerca di stare al mare il più possibile e poi riprende il suo trolley e …

Quando compì diciotto anni, Eugenio ricevette un regalo da carissimi amici dei suoi genitori: un trolley azzurro. Quegli amici di famiglia sapevano che sarebbe andato fuori a studiare ingegneria. Dopo la laurea triennale, continua per la magistrale e, ogni volta che rivede gli amici di famiglia dice loro che quel trolley è stato il regalo che ha usato di più. I suoi genitori sanno che non tornerà; è bravo, ha già ricevuto proposte di lavoro sebbene debba ultimare la laurea specialistica. Quando avrà finito gli studi, la sua competenza, il suo sapere, arricchiranno qualche industria del Nord. E gli amici dei suoi genitori gli hanno già detto che, quando il trolley azzurro sarà logoro, gliene regaleranno un altro!

I ragazzi col trolley sono giovani che esprimono ambizioni e perseguono obiettivi. Ambizioni e obiettivi che qui, ahinoi, svanirebbero come bolle di sapone.

E le loro famiglie? Soffrono sorridendo consapevoli che, quando i ragazzi col trolley saranno diventati genitori, loro diventeranno nonni con il trolley!

(*) Nella foto: Jump in the future di Giovanni Tuminelli

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