Dal nostro inviato

Durante i lavori dell’incontro che si sta svolgendo a Bari abbiamo chiesto al Presidente del comitato scientifico-organizzatore dell’incontro mons.  Antonino Raspanti , Vescovo di Acireale, dei problemi dell’Africa in merito alla sua crescita esponenziale.

“Probabilmente dobbiamo – ci ha dichiarato il vescovo di Acireale –  ritrovare nel Mediterraneo nelle regioni meridionali toglierci culturalmente la frontiera. Io sono siciliano per anni e anni ho vissuto come se ci fosse l’Europa e l’America, l’Occidente. Non sapevo come fosse fatta Tunisi che è vicino da casa mia. Quando ci sono andato ho scoperto che le culture, le piante, i paesaggi, i colori sono  praticamente identici ed ho capito la familiarità e le grandi possibilità. Secondo me bisogna ritornare a ricreare grandi scambi di commercio, di arti. Abbattendo questo muro mentale perché se noi torniamo a commerciare  e a scambiarci le arti, le capacità artistiche con le altre regioni del mediterraneo diventerà tutto più familiare e avremo una forza per bilancia quello che ormai da parecchi secoli è   l’asse europeo  e  poi l’asse-atlantico. Ma se il dato africano cresce così enormemente io penso che inevitabilmente l’asse mediterraneo ritornerà ad avere una sua forza. Questo dipende da noi, cioè dipende dall’amministrazioni del sud Italia. Valorizzare la costruzione di infrastrutture e di imprese tali da accogliere le nuove forze che indubbiamente arrivano dall’Africa e dal medio oriente. Le regioni meridionali soprattutto la Sicilia in modo particolare non riesce quasi per nulla se non in percentuali bassissime a  sfruttare i finanziamenti europei questo è scoraggiante”.

La Chiesa cosa può fare?

“La chiesa da una parte può stimolare dall’altra parte dovrebbe avere più coraggio nel dialogare con gi enti dello Stato, con i politici ma anche con il mondo della impresa per essere anche noi parte in causa, parte diretta in causa, non per gestire soldi ma alla progettazione all’immissione di energie perchè il pantano delle burocrazie, l’incapacità di progettualità questo azzoppa tutti. Riusciamo come comunità cristiana a portare qualcosa in più? A velocizzare, a metallizzare, ad aprire orizzonti?. Incontri del genere già sfondano delle porte e quindi forse ci mettono e ci danno una apertura mentale diversa che molte volte tanti amministratori non hanno”.

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