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Mangiafico: “Cattolici in politica? Da testimoni responsabili”

La presenza dell’impegno cattolico in politica torna oggi d’attualità. Il crocevia che riapre il dibattito è rappresentato dall’incontro tra una domanda di intervento sulle lacerazioni esistenti nel Paese e l’offerta di un apporto concreto, nutrito di capacità di dialogo, di naturale propensione a sanare il conflitto, a tendere la mano verso le vecchie e le nuove marginalità del tempo in cui viviamo. Interrogarsi sulla collocazione dei cattolici o sull’attribuzione di patenti per interloquire col mondo cattolico appare fuorviante, perché rende subalterno il nostro impegno ai luoghi geografici e ai personaggi e ai partiti che li occupano. Al contrario, anche la più recente esperienza vissuta nel Consiglio comunale di Siracusa, privo di maggioranze precostituite, ha sancito il primato dell’idea e dell’azione che la testimonia. Se queste sono capaci di affermarsi, sono i partiti e le loro classi dirigenti a rincorrerle. L’assemblea di Palazzo Vermexio ha vissuto i momenti più alti quando la contrapposizione muscolare tra le parti ha lasciato il campo alla volontà di raggiungere un’intesa nel supremo interesse della comunità. Ma, soprattutto, alcune significative battaglie civili in difesa di categorie deboli come sordi e ciechi, inserite nel programma elettorale di Ezechia Paolo Reale, sono state condivise e abbracciate nel corso del suo impegno amministrativo da Francesco Italia, che le ha tradotte in supporto ai servizi di interpretariato per i sordi e trasporto per i ciechi. Se l’impegno dei cattolici diventa un fatto visibile, soprattutto sul piano della testimonianza della virtù della carità, il messaggio che viene trasmesso è ancora oggi centrale, rivoluzionario e attrattivo.

Voglio mutuare dal microcosmo di questa esperienza metodo e visione funzionali a rispondere alle sollecitazioni prodotte da Alessandro Zappulla nel suo articolo “Cattolici e politica, la necessità di un impegno”, dello scorso 11 dicembre. Alessandro, infatti, ci richiama al macrocosmo di temi ineludibili per il nostro impegno civile: dalla lotta alla povertà alla difesa dei diritti umani, dalla sostenibilità della nostra vita sulla terra alla salvaguardia delle libertà nelle nostre democrazie. La scelta di campo e la capacità di testimoniarla determinano esse stesse il luogo geografico della propria collocazione e non viceversa. Nella società attuale che si rifugia in forme di edonismo spicciolo, nutrite dalle vetrine dei social network, ma capaci di sottrarre i cittadini anche alla sfera dei doveri della civile convivenza, al netto delle battaglie per i diritti, l’impegno dei cattolici oggi si misura anche sul piano della responsabilità, individuale e collettiva. A essa faccio riferimento quando ricordo l’ultimo anno e mezzo proteso a Palazzo Vermexio nell’adozione di misure correttive da trasmettere alla Corte dei Conti e in un’opera che ha dato i suoi primi frutti di risanamento della situazione finanziaria dell’ente e di recupero dell’evasione tributaria. Si tratta di sacrifici che si tradurranno in opere pubbliche e servizi che mi permetto di aggiungere alla riflessione, più che condivisibile, dell’articolo da cui ho tratto spunto per alimentare il dibattito, nella speranza che “Cammino” funga da luogo di incontro capace di innervare costruttivamente e concretamente anche l’azione amministrativa pubblica oltre che il dibattito culturale del nostro territorio.

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