La nostra Quaresima cristiana è modellata sulla Quaresima di Gesù che rimase quaranta giorni e quaranta notti nel deserto. Nel linguaggio biblico il deserto è un luogo dello spirito che ha una forte ambivalenza: il deserto da un lato è luogo della sete, della solitudine, dell’aridità, del vuoto, della desolazione, del pericolo, dello smarrimento; ma dall’altro lato è il luogo della libertà dalla schiavitù, il luogo della verità, dove cadono tutti gli orpelli e l’uomo si trova a fare i conti con se stesso e con il valore delle sue scelte, il luogo dell’incontro con Dio, dove Dio si rivela e intesse un dialogo d’amore con l’uomo, il luogo dell’intimità con il Signore – come dice il profeta Osea che mette in bocca a Dio queste parole rivolte al suo popolo: “Io la sedurrò, / la condurrò nel deserto / e parlerò al suo cuore” (Os 2,16).
Questo duplice volto del deserto noi sperimentiamo quest’anno in questa nostra Quaresima. C’è anzitutto il peso angosciante di una insicurezza esistenziale, originato dal diffuso contagio del “coronavirus”. C’è un deserto che è un vuoto di vita sociale. Vi sono strade deserte, spettrali. Vi sono panorami cittadini chiusi in un silenzio surreale. Vi sono persone umane segregate in casa, impaurite e isolate. Smarrimento e sgomento delineano il volto oscuro di questo deserto.
Ma il deserto è anche il luogo della prova. Gesù nel deserto è stato provato, è stato tentato. E nel deserto ha superato la prova, ha rifiutato un messianismo prestigioso e glorioso, scegliendo invece la strada della Croce, secondo il progetto del Padre celeste.
Il deserto è il luogo dove si fanno le scelte decisive, le scelte radicali, dove si matura una nuova concezione di vita.
E infatti c’è una nuova possibilità, una inedita opportunità per noi nel deserto della Quaresima di quest’anno. Anzitutto cadono gli idoli. Sperimentiamo oggi che le lusinghe di una società materialistica ed edonistica sono fallaci. Tocchiamo con mano che i miti che avevamo inseguito, le traballanti verità che avevamo assolutizzato sono sgonfiate. L’uomo, che aveva inseguito il sogno di essere grande, forte, invincibile, onnipotente, si ritrova fragile e vulnerabile.
Tocchiamo con mano quella verità che all’inizio della Quaresima il libro della Genesi ci aveva presentato: la vera identità dell’uomo, dopo aver voltato le spalle all’amore di Dio, è quella di aver perduto la sua identità, scoprendo di essere “nudo”: “si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi” (Gen 3,7).
Ma nello stesso tempo, in questa Quaresima stiamo riscoprendo alcuni valori essenziali, fondanti, che nel passato erano stati accantonati: in primo luogo il valore della uguaglianza di tutti gli uomini. Di fronte a un temibile nemico come questo virus non ci sono da un lato i privilegiati e dall’altro lato gli uomini di serie B, non ci sono da un lato i “grandi della terra” e dall’altro lato i poveri del mondo: siamo invece tutti nella stessa barca. Non solo siamo tutti uguali dinanzi a Dio, ma lo siamo anche dinanzi alla società e alla storia.
Un altro valore riscoperto e vissuto oggi in questa tormentata storia è il valore della solidarietà. È emersa la forza della parola “insieme”. È stato detto: “Insieme ce la faremo” a superare questo cruciale tornante della storia. In questo quadro abbiamo scoperto che nella nostra società è vivo il valore della gratuità. Il volontariato in questi giorni è sommamente attivo. Contemporaneamente dobbiamo prendere atto della dedizione, della abnegazione, dell’impegno totale dei medici, degli infermieri, di tutto il personale sanitario per curare i malati. Ci è stato rivelato il volto di una Italia generosa, solidale, impegnata: una Italia che non ha paura di affrontare importanti sacrifici per il bene comune. Abbiamo guadagnato il senso della “comunità”.
Alla luce di questi valori, possiamo dire che c’è tanto cristianesimo sommerso, che emerge in un momento drammatico come questo.
Gli scienziati hanno detto la loro parola illuminante per questa problematica al fine di orientare le Istituzioni a prendere le misure necessarie per arginare il male che si sta diffondendo. In questo versante è risultata chiara l’importanza della competenza. Questo valore emerso segna una felice contro-tendenza in un mondo dove spesso regna l’incompetenza a tutti i livelli.
In definitiva, la prova che stiamo affrontando è molto pesante. Siamo attanagliati da una profonda sofferenza. Ma siamo chiamati a impegnarci per superare la prova. Ne usciremo purificati. Adesso, in questo deserto, ascoltiamo la Parola di Dio. Nel deserto la Parola di Dio viene percepita con maggiore nitidezza: Dio parla al nostro cuore, per starci accanto e darci forza. E noi mettiamo in campo la forza della preghiera e della speranza.
(*) Nella immagine in evidenza, il monte Sinai.