Papa Francesco è voluto entrare nelle case di tutti noi con un videomessaggio televisivo serale che anticipa la Settimana Santa. 
Prima di iniziare il suo discorso, chiede il permesso di conversare con noi. Con le mamme e i papà, con i bimbi, ai quali questa tragica situazione ha rubato spensieratezza e vivacità, con i giovani, gli anziani, i malati, e tutte quelle famiglie che convivono col dolore del lutto.
Parla sottovoce, dolcemente e come a non voler disturbare.
Ho nel cuore tutte le famiglie, specie quelle che hanno qualche caro ammalato o che hanno purtroppo conosciuto lutti dovuti al coronavirus o ad altre cause. In questi giorni penso spesso alle persone sole, per cui è più difficile affrontare questi momenti. Soprattutto penso agli anziani, che mi sono tanto cari. Non posso dimenticare chi è ammalato di coronavirus, le persone ricoverate negli ospedali.
Ho presente la generosità di chi si espone per la cura di questa pandemia o per garantire i servizi essenziali alla società. Quanti eroi, di tutti i giorni, di tutte le ore! Ricordo anche quanti sono in ristrettezze economiche e sono preoccupati per il lavoro e il futuro. Un pensiero va anche ai detenuti nelle carceri, al cui dolore si aggiunge il timore per l’epidemia, per sé e i loro cari; penso ai senza dimora, che non hanno una casa che li protegga.
Cerchiamo, se possiamo, di utilizzare al meglio questo tempo: siamo generosi; aiutiamo chi ha bisogno nelle nostre vicinanze; cerchiamo, magari via telefono o social, le persone più sole; preghiamo il Signore per quanti sono provati in Italia e nel mondo. Anche se siamo isolati, il pensiero e lo spirito possono andare lontano con la creatività dell’amore. Questo ci vuole oggi: la creatività dell’amore.
In ultimo aggiunge:
“Fate un gesto di tenerezza verso chi soffre, verso i bambini, verso gli anziani. Dite loro che il Papa è vicino e prega, perché il Signore ci liberi tutti presto dal male. E voi, pregate per me. Buona cena. A presto!”
Nelle frasi di chiusura del discorso di Bergoglio vive, ora più che mai, lo spirito di Papa Giovanni XXIII. Le parole di quest’ultimo, nel “discorso della Luna” che tenne nel ‘62 in onore della fiaccolata serale di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, vengono riprese, a distanza di ben 58 anni, da Papa Francesco.
Papa Giovanni, in quell’occasione, stanco per gli impegni della giornata, chiamato a gran voce, decise di affacciarsi per benedire i presenti. Poi a braccio, pronunciò un discorso semplice e breve ma intriso di umanità:
Tornando a casa, troverete i bambini; date una carezza ai vostri bambini e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete qualche lacrima da asciugare. Fate qualcosa, dite una parola buona. Il Papa è con noi specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza. E poi, tutti insieme ci animiamo cantando, sospirando, piangendo, ma sempre sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuare e riprendere il nostro cammino.
Ciò ci fa ben sperare. In questa lotta non siamo soli. Anche le anime dei nostri defunti ci sono vicine. Preghiamo per loro affinché veglino su di noi.
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