Il 25 aprile, anniversario della Liberazione, ci dà l’occasione di riflettere sulla libertà/liberazione ampliando l’orizzonte, al di là della dimensione storica, civile e politica.

In questo nostro tribolato tempo di corona-virus molti giustamente lamentano la soppressione della libertà: “non c’è libertà per chi è “carcerato in casa”.

San Paolo, mentre era in carcere a Roma, in attesa di essere giudicato, scriveva al suo discepolo Timoteo, in una lettera che può essere considerata il suo testamento spirituale: “Ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, […] come io annuncio nel mio Vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore. Ma la Parola di Dio non è incatenata” (2 Tm 2,8-9).

La Parola di Dio è libera e porta in sé il dono della libertà, sprigionando nuovi spazi per la realizzazione dell’uomo. Ascoltando la Parola, si dilata il tuo cuore.

Anzitutto la libertà è fondata sulla verità. Gesù dice: “Se rimanete nella mia Parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi” (Gv 8,31-32).

Da cosa ci libera la Verità?  La Verità, rivelata da Cristo, ci libera dall’assurdo, dal non-senso. Cristo si presenta a noi dicendo: “Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Cristo ci rivela il senso della vita, ci rivela quello che siamo, ci rivela la nostra origine e il nostro fine: proveniamo da Dio e abbiamo in eredità Dio. Non siamo nati a caso. Siamo frutto di un Amore infinito, dell’Amore di Dio. Siamo chiamati ad essere figli di Dio: è questa la dignità altissima dell’uomo. Invece senza Cristo, senza la Verità che Cristo ha portato sulla terra, l’uomo brancola nel buio, vive senza sapere perché vive, senza conoscere se stesso e il suo destino. Chi smarrisce la Verità di Cristo, smarrisce le coordinate dell’esistenza, smarrisce se stesso. La Verità di Cristo ci libera dalle tenebre, ci libera dall’assurdo di una vita senza senso.

Il Concilio Vaticano II, nella “Gaudium et Spes”, ci dice: “Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo. Cristo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione” (GS 22).

Nella Preghiera del “Padre nostro” Gesù ci insegna a chiedere al Padre celeste: “Ma liberaci dal male”.

Il male è una realtà sconfinata. Lo troviamo in tutti gli angoli della nostra strada. Preghiamo Dio di liberarci dal male. E se abbiamo bisogno di liberarci dal male, vuol dire che il male è già dentro di noi, ci attanaglia. E noi aneliamo alla liberazione.

Possiamo considerare il corona-virus come simbolo del male. Come questo virus, il male è nascosto, è subdolo, ti colpisce alle spalle senza farsene accorgere.

Come questo virus, il male produce effetti devastanti. Il male fa male.

Come questo virus, il male è contagioso. Il male si propaga. Il male fa male a chi lo compie e a chi lo riceve. Gli effetti maligni si propagano in una catena indefinita. Violenza chiama violenza.

Come questo virus, il male colpisce gli interstizi del nostro sistema respiratorio: ci toglie il respiro dell’anima, sopprime il “soffio di Dio” comunicato all’uomo per renderlo partecipe della vita divina.

E allora, come preghiamo Dio di liberarci dal virus, preghiamo Dio di liberarci dal male. La preghiera è un’arma potente contro il male. Preghiamo Gesù Cristo perché Lui ha affrontato il male con tutto il carico incalcolabile di dolore della Passione. Ha affrontato il male radicale dell’uomo e ha vinto con la sua Resurrezione.

Cristo ci libera dalla condizione di schiavitù del peccato, che è il male radicale. Egli ci dice: “In verità, in verità Io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato… Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero” (Gv 8,34.36).

San Paolo, nella Lettera ai Romani, descrive in maniera spietatamente vera la condizione drammatica dell’uomo schiavo del male. È una condizione di inautenticità, di lacerazione esistenziale, di conflitto interiore, da cui solo Cristo ci può liberare. Così dice San Paolo: “Io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Dunque, io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti nel mio intimo acconsento alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?” (Rm 7,19-24).

La risposta a questo drammatico interrogativo ce la dà San Paolo stesso, che parla dello Spirito Santo, donatoci da Cristo per illuminarci, fortificarci, guidarci:

E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo” (Rm 8,15-17).

Questa è la novità del Vangelo. “Dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà” (2 Cor 3,17)”».

Il concetto vero di libertà coincide con l’autenticità, con la possibilità di essere se stessi. Qual è l’autentica natura della persona umana? Quando autenticamente realizza se stessa? La natura dell’uomo, come ci viene indicato dalla Sacra Scrittura, è quella di essere “a immagine e somiglianza di Dio”. E la definizione più pregnante che è stata data di Dio è quella della Prima Lettera di S. Giovanni: “Dio è Amore”. Quindi l’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, si realizza solo nell’amore. Ogni mira egoistica lo porta lontano dalla realizzazione di sé. La libertà vera è fondata sulla verità, sulla verità dell’uomo.  Solitamente si dice che la libertà mia finisce dove comincia la libertà tua; ed è vero; ma è ancora più vero, in una visione di solidarietà, che la libertà mia comincia dove comincia la libertà tua: fino a quando tu non sarai libero, anch’io non mi sentirò libero e lotterò per la tua libertà.

 

Credito immagine in evidenza: dalla rete.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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