Un lungo Sabato Santo: questa la sensazione in questi giorni detti di “distanziamento sociale”. Non tanto per lo stare a casa ma per il silenzio dato dall’impossibilità di partecipare alle celebrazioni liturgiche. No! Non con il tono di chi prepotentemente dice “aprite le chiese…celebrate la Messa”… questa è solo propaganda o fanatismo, ma per la consapevolezza del dono che Gesù  ha lasciato nella condivisione dello spezzare il Pane e che la Chiesa dona ogni giorno. E invece è un lungo Sabato Santo!

È il Sabato Santo di chi, ogni giorno, impotente, vede vite che vanno via e, probabilmente, con il cruccio di avere lontano i propri cari…

È il Sabato Santo di chi ha perso persone care, di chi si è visto improvvisamente strappare gli affetti più cari dal un invisibile nemico che ha interrotto i circuiti delle certezze…

È il Sabato Santo di chi teme per il lavoro e di chi lo ha già perso…

È il Sabato Santo di chi continua a lavorare perché è necessario…

È il Sabato Santo dei medici che difendono la vita rischiando la loro, degli infermieri stremati dai lunghi turni di lavoro, dei volontari che soccorrono i più deboli…

È il Sabato Santo delle guerre dimenticate…

È il Sabato Santo nel silenzio degli incontri, degli abbracci, delle strette di mano…

Generalmente il Sabato Santo passa inosservato, eppure è il giorno dell’attesa dell’evento che ha segnato per sempre la storia della salvezza nella definitiva vittoria di Cristo, ‘nel definitivo di Dio’. Sotto la Croce Maria e Giovanni avevano vissuto l’apice del loro dolore umano, ma avevano ricevuto da Gesù la consegna reciproca che apriva alla speranza di un futuro che, nel tragico evento della morte di Gesù, sembrava non poter esistere. La Chiesa lascia che la liturgia taccia dagli altari, ma quel silenzio è intessuto di grande speranza. È quella speranza l’orizzonte. Le donne che si recano al sepolcro nella speranza di poter ungere il corpo del Maestro vivono lo stupore dell’evento inatteso.

La Risurrezione di Cristo quest’anno viene celebrata in modo atipico: le campane suonano l’annuncio, i molteplici mezzi di comunicazione propongono i riti sacri. La tentazione è quella di ‘vederli’ rimanendo fermi al lungo silenzio di un Sabato Santo poco conosciuto. Ci viene chiesto il cambiamento, dal ‘vedere’ al ‘sentire e comprendere’. La Risurrezione di Gesù  trascina con Sé l’inarrestabile movimento di Dio che con il suo dinamismo colma i vuoti, riempie le solitudini, squarcia le tenebre generate dalle paure dell’oggi che deve ancora vivere la straordinaria novità dell’energia di una Luce che non conosce tenebre e che rischiamo di non gustare. La Luce che trionfa la Notte di Pasqua è una Luce generativa, è la conferma dell’evento creazionale in cui Dio disse “Sia la Luce!”. La Luce della notte di Pasqua è una Luce che non ha bisogno di strumenti sofisticati per essere vista perché bussa dal di dentro.

Quest’anno la Luce della Risurrezione è il punto da cui ripartire per recuperare le certezze smarrite, per ritrovare la serenità interiore, per riscoprire la gioia degli incontri, la bellezza della vita, la ricchezza del proprio lavoro, la verità degli affetti.

Maria si è chinata sul corpo straziato di Gesù e il suo dolore l’ha condotta alla gioia della Risurrezione del Figlio; a noi è chiesto di chinarci dinnanzi al dolore del mondo intero e alla nostra finitezza per ritrovare la gioia della Risurrezione di Cristo e guardarla con occhi nuovi capaci di lasciarsi inondare di Luce.

Icona dell’immagine in evidenza: Compianto su Cristo morto, è opera dell’autrice del testo.

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