In questi giorni di permanenza forzata a casa, tanti provano ad occupare il tempo a disposizione
rimettendo in ordine, altri leggono, altri ancora si dedicano alla cucina o alla realizzazione di
lavoretti creativi ed artistici. Si sente il bisogno di occupare il nostro tempo per evitare che pensieri
come il coronavirus favoriscano sensazioni di ansia e preoccupazione o si va alla ricerca di
soluzione ai nostri problemi che ci aiutano a gestire in maniera più tranquilla quello che accade
intorno a noi. Intanto le giornate passano e si avvicina la Resurrezione di Gesù che quest’anno
anche se virtualmente vicini al Santo Padre nella preghiera non vivremo come di consueto. In tempi
non sospetti avremmo già fatto incetta di uova di cioccolato, regalini per i bambini , pensato a cosa
preparare o dove passare la Pasquetta, ma in tempo di coronavirus i pensieri prevalenti sono altri.
Durante questo processo naturale di riflessione interna, di preghiera individuale e collettiva è bello
riscoprire il piacere per fare qualcosa che per consuetudine locale facevamo fino a qualche anno fa
per mantenere viva la tradizione pasquale , qualcosa, che ci aiuta ad effettuare un percorso interiore
di rivisitazione della nostra vita e del nostro essere cristiani e per continuare a portare avanti le
nostre tradizioni
Uno modo per mantenere vive le tradizioni è la realizzazione del “laureddu” cioè il lavoretto
che in genere si prepara per il Giovedì Santo che ogni anno è servito per adornare il sepolcro del
Cristo la sera del giovedì santo. Una tradizione pasquale che ancora sopravvive in tutta la Sicilia e
che simboleggia il passaggio dalle tenebre alla luce della Resurrezione di Cristo. Un simbolo quello
del grano che germoglia, che rappresenta il pane quello stesso pane che Gesù morendo sulla croce
ha dato a noi. Quest’anno non potremo portarli in chiesa, ma possiamo metterli sul davanzale delle
nostre finestre insieme ad un lumino; si tratta di un gesto semplice, che richiama significati antichi
e profondi come la nascita, il sacrificio, la condivisione, la resurrezione e la speranza, un modo per
ricordare che Gesù è con noi e non ci abbandona soprattutto nelle avversità. Sono tanti gli appelli
dei parroci sui social affinché la sera del giovedì Santo il nostro “laureddu” sia esposto sul
davanzale della finestra insieme ad un piccolo lumino, un modo per ricordare che ci avviciniamo
alla Pasqua, che dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri, per non far venir meno la speranza;
affinché parole come Resurrezione e Rinascita, possono valere anche per la vita di tutti i giorni,
e per non dimenticare che dopo la morte c’è sempre la vita.

Foto immagine in evidenza: U lauredu, di Cetty Piccione

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