QUANDO L’INCOMPETENZA FA PIU’ MALE DELLE FAKE NEWS

Pochi elementi – e molto spesso confusi – ancora a disposizione per “leggere” compiutamente quel che è accaduto sin qui. Di conseguenza provare a capire cosa potrebbe accadere quando la partita con il coronavirus sarà possibile giocarla con maggiori chances di vittoria sembra essere, oggi, esercizio al limite della predizione. E questo vale, in maniera ancora più marcata, se si vuol provare a immaginare gli scenari futuri dell’informazione. Ma in tanta incertezza c’è un punto fermo: a fare più male delle fake news è la mancanza di adeguate competenze in chi gestisce i media.

E’ un’analisi che va ben oltre il punto di vista squisitamente “economico” quello che fa Enzo Argante, giornalista, scrittore ed educatore, siracusano (è stato tra gli animatori di pionieristici progetti editoriali come quello de “Il Diario” a metà degli anni settanta e della “Gazzetta di Siracusa” che ha diretto, a metà degli anni ottanta, nella fase iniziale) ormai da oltre trent’anni lontano dalla Sicilia. Attualmente responsability editor Forbes e BFC Media (Sky 511, TVSAT 61 e BFCvideo.com) è – tra l’altro – editorialista su Forbes e Formiche oltre che su Il Sole24Ore sui temi della responsabilità sociale d’impresa. Autore di diversi saggi è pure docente al Master sulla Comunicazione Digitale all’Università di Parma e Accademia di Belle Arti e Design di Ancona oltre che “motore” del Progetto Jedi per l’educazione dei giovani all’aumento della realtà in funzione del lavoro e dell’impresa innovativa e sostenibile.

  • Le fake news non avvelenano solamente i pozzi della corretta informazione ma alterano anche la stessa visione della realtà quotidiana. Quanto, nel nostro Paese, un simile fenomeno “pesa” anche sugli aspetti più strettamente economici legati a questa pandemia?

“Ci sono tanti modi e mondi fake: le notizie false, diffuse a scopo commerciale per attirare traffico, a scopo diffamatorio o per condizionare l’immaginario collettivo; le notizie fakizzate, mezze verità strumentali originate cioè da fatti esistenti (vedi il laboratorio di Wuhan); poi ci sono le fake “vere”, i pesci si direbbe giornalisticamente. Sommerse, difficilmente interpretabili, destinate a rimanere a lungo (in eterno?) nel limbo… Tutte pesano moltissimo nella politica perché spostano masse di consenso e dissenso. Poche sono riconducibili direttamente agli aspetti economici ma certo in grado di influire pesantemente in quanto a “effetti collaterali”. Ma quelle che fanno più male sono le “inconsapevoli”, errori clamorosi frutto della incompetenza e della superficialità di chi fa male il nostro mestiere. Ma questo è un male atavico che con il Coronavirus ha poco a che fare”.

  • C’è un timore diffuso: la pandemia non ha solo seminato decine di migliaia di morti in Italia ma ha anche messo a rischio interi settori dell’economia nazionale. Concorda con la visione di chi dice che nel “dopo” pandemia – quando effettivamente inizierà – nulla sarà più uguale a prima?

“Ci sono ancora molte risposte da dare dal punto di vista clinico e farmacologico per poter elaborare un’analisi approfondita e credibile. E quindi rispondere a questa domanda. Una cosa è certa: abbiamo fermato il mondo ed è aumentata in maniera esponenziale la quantità e la qualità delle persone che vogliono “scendere”. Abbiamo visto cose inimmaginabili e capito in poche settimane che c’è un errore di sistema nella società. A parte alcuni faziosi esponenti della visione oltranzista che ancora distingue il bianco e il nero, la destra e la sinistra e via dicendo, la verità è che nulla sarà come prima vero, ma nella nostra testa! Non possiamo più fare finta di nulla, ignorare che la “crescita” non è sinonimo di qualità della vita. Se il sistema è andato in tilt nelle regioni più avanzate ci sarà pure una spiegazione”.

  • Il sistema dell’informazione, con l’avvento dei social media, è profondamente mutato passando dalla centralità assoluta del mezzo (giornale, tv, radio) del vecchio sistema alla completa disintermediazione di oggi. Da un punto di vista economico che mutamenti ha prodotto ciò nell’industria dell’informazione?

“In questo momento è il caos più che mutamenti. Si lotta per la sopravvivenza fra l’off e l’on, gli indici di ascolto e lettura che non servono più a niente, i centri media che impazziscono, le aziende che investono con sempre minore convinzione, editori e direttori alla disperata ricerca di un like in più. Poche idee confuse con qualche sprazzo di luce che però non indica una direzione. Siamo in una fase di reset. Nell’era dello smart speaker che ascolta e risponde nelle parole e nei fatti. Altro che parcheggiare in doppia fila per andare a prendere una rivista o aspettare il prime time. Ci sono ancora dei passaggi da fare – tecnologicamente – prima di poter tracciare un quadro e quindi una strategia”

  • “Non possiamo avere una cura che sia peggiore del male. Le persone rischiano di morire più per le conseguenze delle restrizioni alle attività economiche che per il virus”. Questo tweet di un paio di mesi fa di Trump (quando ancora la pandemia era considerata dal capo della Casa Bianca poco più che un’influenza di stagione) riflette un pensiero che parte della comunità economico-politica mondiale ha bollato, statistiche alla mano, come una fake news. Oggi questi temi sono in cima nell’agenda quotidiana nel nostro Paese con tanti presidenti di Regione – e non solo loro – che premono sul Governo per un più rapido e generalizzato allentamento delle restrizioni. Ma se quella di Trump era una fake news…

“Circolano molte voci sugli anziani che non sono stati intubati per privilegiare i più giovani. Di scelte difficili, disumane, di errori clamorosi e di azioni scellerate. Le verità le conosceremo nei prossimi mesi e anni, semmai ci sarà qualcuno che avrà la possibilità di raccontarle. Scegliere fra l’economia del territorio e la vita delle persone? Ma l’economia del territorio e la vita delle persone sono la stessa cosa! Bisogna fare l’uno e l’altro (come i tedeschi?) senza tirare la monetina in aria. La verità è che fra le tante cose che abbiamo capito in questo difficile momento è che bisogna mandare al governo – a tutti i livelli – gente competente che sa fare invece che spiritelli maligni senza arte né parte. Il Veneto si è affermato come modello antipandemico perché c’erano tecnici che sapevano il fatto loro non certo perché Zaia è un leghista buono…”.

– Qual è stata, rimanendo nel settore dell’economia, la fake più… fake nella quale ha avuto modo di imbattersi ai tempi del coronavirus?

“Abbiamo letto di tutto, di più e il contrario. Ribadisco, il male più grande non sono le fake news ma il frutto della superficialità e dell’incompetenza di chi gestisce i media”.

– A proposito di informazione serpeggia oggi una tentazione, a ogni livello (da quello sanitario quello economico), di etichettare come fake news qualsiasi tesi o notizia che non coincida con il nostro modo di vedere. Ma così se tutto è fake, niente più è fake…

“Appunto…”.

Aldo Mantineo, giornalista e scrittore ha da poco lanciato l’instant-bookFakecraziaL’informazione e le sfide del coronavirus” del giornalista Aldo Mantineo, edito in formato ebook da Media&Books. Il libro sarà gratuitamente disponibile fino al 15 giugno, per il download (da lunedì 4 maggio) da GooglePlay oppure è scaricabile (lecitamente) da Telegram (t.me/media_books) o si può richiedere all’editore: mediabooks.it@gmail.com.

 

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