Inaugurazione dell’anno accademico dell’ISSR S. Metodio di Siracusa

all’insegna dell’inclusione

 

Una lectio magistralis che ricorderemo per sempre, quella tenuta a Siracusa da Suor Veronica Donatello e Nico Acampora, lo scorso venerdì 20 ottobre presso la sala convegni della Basilica del Santuario della Madonna delle Lacrime, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2023-2024 dell’ISSR –istituto superiore di scienze religiose- S. Metodio di Siracusa.

“Dio sceglie di amare totalmente, divinamente ogni sua creatura e si serve delle creature per continuare ad amare la vita, esistenza terrena e oltre la sussistenza fisica: ecco il vangelo della vita che si genera e rigenera perché insieme a Dio, anche le sue creature, trasmettono la vita umana”. Sono state queste le prime parole di don Salvatore Spataro, direttore dell’ISSR, che ha proseguito: “Questa è la gioia della vita che scaturisce dal dono della vita stessa. Dalla vita e per la vita si conosce il misterioso e mai compiuto significato del piangere. Si piange per la gioia della vita, per la commozione per la vita che nasce, per il dolore per la vita che soffre, per la perdita della vita che ci accompagna, per il figlio che cresce dentro la vita di una madre. Anche Maria piange, e a Siracusa la Madre ha pianto nelle lacrime di una madre in gestazione. La vita è sacra senza eccezioni: è questo il banco di prova della nostra civiltà”. Don Spataro ha messo anche in evidenza quanto sia mortificata oggi la vita e quanto sia importante, per l’istituzione che rappresenta, approfondirne lo studio: “È sotto gli occhi di tutti, però– ha continuato il direttore-, la drammatica constatazione che la vita è violata, qualificata e classificata, manipolata, stuprata, barattata, strumentalizzata, commercializzata, subordinata all’interesse economico e politico, uccisa brutalmente in lotte fratricide. Sono questi alcuni degli innumerevoli terreni di confronto che la nostra comunità accademica vuole quest’anno studiare o, per meglio dire, dissodare”.

Dopo i saluti di don Salvatore Spataro, ha preso la parola Suor Veronica Donatello, della congregazione delle Suore Francescane Alcantarine, responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale delle persone con disabilità della Cei – conferenza episcopale italiana-, che comunica sin da subito con la platea presente in sala utilizzando la lingua italiana dei segni. “Vi ringrazio per essere intervenuti questa sera. La mia relazione sarà presentata a voi utilizzando la mia prima lingua, ovvero, la lingua dei segni”. Suor Veronica Donatello nasce a Pescara nel 1974, nel 2016 è stata insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana dal presidente Sergio Mattarella. Ha un dottorato in Scienze dell’educazione con una tesi sulla pastorale inclusiva in Italia. Insegna Scienze del matrimonio e della famiglia al Pontificio istituto teologico Giovanni Paolo II. L’incontro casuale con un prete che la coinvolge in un campo estivo nel quale dà una mano a dei ragazzi con diversa abilità, una realtà che conosce già in famiglia, diventa l’input che la porta ad intraprendere il percorso di ricerca e di fede che arriva fino ad oggi. “Nei confronti delle persone con disabilità –ha continuato Suor Donatello- è in atto un vero e proprio cambiamento di paradigma: dall’approccio puramente clinico e funzionale si è passati ad un approccio esistenziale. In questa nuova prospettiva, le persone con disabilità non sono viste soltanto come individui che devono recuperare autonomie e funzioni, attraverso processi educativi e riabilitativi, né tanto meno semplicemente come malati, quanto piuttosto come persone, come uomini e donne che ambiscono a un percorso, mai compiuto, verso la pienezza di vita. Sono dunque portatori non solo di bisogni assistenziali, ma anche e soprattutto di valori, desideri e priorità da sostenere, nel rispetto della autodeterminazione, e nell’ottica inclusiva e del progetto di qualità di vita. Dalla prospettiva di cosa possiamo fare “noi” per “loro” si è passati alla prospettiva del cosa possiamo fare “con loro”. Della disabilità nessuno può sentirsi escluso. “Papa Francesco –ha detto Sr Donatello, rivolgendosi agli studenti dell’istituto S. Metodio- dice che una delle più crudeli di tutte le esclusioni e che spesso le persone con disabilità esistono, cioè sono in prima fila ma non appartengono, non partecipano. Allora per partecipare devi invitare l’altro, devi conoscere, devi dire cosa vuoi, cosa desideri. Invece spesso più la disabilità è seria, più io penso cosa sia bene per te. Decido io. E allora un po’ il cammino che vorremmo fare, è metterci in ascolto. La sfida grande è dire: ma tu cosa desideri? Tu qual è il tuo sogno qual è il tuo progetto cioè non andare secondo l’ottica del progetto individualizzato, ma del progetto di vita e per fare questo devo riconoscerti persona.  Devo riconoscere che anche tu hai bisogni non solo come li abbiamo tutti, ma dei desideri. Allora la sfida è offrire sostegni diversificati. E questo parte dalla formazione. Per questo è bella la sfida vostra. La sfida grande –ha concluso la religiosa- è offrire sostegni diversificati, avere questo coraggio e la formazione è la chiave più grande perché se formi a più livelli quindi partendo dai seminaristi, dal clero, dagli insegnanti, da altro, ecco, piano piano hai una ricaduta nuova”.

Un cambio radicale di paradigma lo propone dal 2017 Nico Acampora che si racconta così: “Dopo aver ascoltato Suor Donatello, mi viene difficile dire qualsiasi cosa perché io non sono bravo a parlare. Io faccio pizze”. Questa frase fa capire la personalità e lo spessore di un uomo, un padre e un professionista, che sta dedicando la sua vita a quel famoso cambio di passo che, purtroppo ancora oggi, fatica a decollare. Nico inizia a raccontare così la sua storia, catalizzando subito l’attenzione degli intervenuti: “Quando nacque Giulia, la mia primogenita, io non perdevo un attimo per fare delle fotografie e postarle sui social. Quando fu la volta di Leo, non accadde la stessa cosa. Io sono un educatore e mi ero accorto che in mio figlio c’era qualcosa che non mi rendeva sereno. Dopo vari accertamenti fatti in ospedale, riceviamo la notizia che il nostro Leo, allora aveva 2 anni, è nello spettro autistico. Quando ti danno una diagnosi di questo tipo su tuo figlio, ti cade il mondo addosso, sei confuso, frastornato. Una volta un mio amico mi chiese come mai non raccontassi sui social la mia vita con Leo, visto che con Giulia lo facevo spesso. Mi è arrivato un pugno allo stomaco. Allora da quel momento ho iniziato a pensare diversamente e, soprattutto, ad agire. Una notte mi sono svegliato di soprassalto e ho detto a mia moglie di voler realizzare un ristorante per far lavorare i ragazzi con lo spettro autistico. Ricordo ancora come se fosse ieri, che ho passato tutta la notte a scrivere il progetto. Oggi questo sogno l’ho realizzato e si chiama PizzAut”.

Nico Acampora è un educatore, nasce a Napoli nel ’71, ha iniziato la sua attività negli anni ’90 presso i Cag –centri di aggregazione giovanili-,  è un esperto di progettazione sociale e nel 2017 ha fondato PizzAut “nutriamo l’inclusione”, il primo ristorante gestito da giovani autistici a Cassina dè Pecchi, poco fuori Milano. Nell’aprile del 2022, insieme ai suoi ragazzi e alle loro famiglie è stato ricevuto in udienza privata dal Papa in Vaticano. “In questo momento da PizzAut lavorano 35 ragazzi autistici e cinque ragazzi “normali” –racconta il fondatore di PizzAut-. Una delle cose più belle che ha a che fare con la vita è che i 35 autistici prendono in giro i cinque normali e li chiamano la minoranza etnica, che secondo me è bellissimo. Quando siamo partiti non ci credeva nessuno. Sembrava impossibile fare un ristorante completamente gestito da ragazzi autistici. Siamo forse il primo ristorante in Europa dove sono autistici i pizzaioli, i camerieri, il barman, tutto il personale e fa un lavoro straordinario. Fa una pizza straordinaria”. Ma  PizzAut non è solo lavoro, ma un pilastro di quel giro di boa che si inizia a fare, per la dignità, la libertà e l’autodeterminazione delle persone con disabilità. “PizzAut è straordinaria secondo me per questo –continua Acampora-, perché lì c’è la vita tutti i giorni. Letizia ha imparato lunedì a prendere le comande, ci ha messo sei mesi a imparare. Quando ha preso la prima comanda al tavolo 93, ha pianto come una bambina. E la cosa incredibile è che ha pianto anche il tavolo 93 che prendeva la comanda. Io ho scritto questa cosa sul nostro canale Facebook ha fatto 3 milioni e mezzo di visualizzazioni, 52mila like. Tantissimi commenti, tantissimi grazie a Letizia che sta dimostrando che si può fare con tanto impegno, con tanta fatica, ma si può fare”.

Acampora, nominato dal presidente Mattarella Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica, fa anche notare che la collocazione nel mondo del lavoro delle persone con disabilità, è un risparmio per le casse dello Stato: “In Italia ogni anno uno ogni 77 nati è nello spettro autistico, per una popolazione ad oggi stimata di circa 600 mila unità. In Europa, arriviamo a 7 milioni. I centri diurni e i centri residenziali per le persone con diversa abilità, costano allo Stato decine/ centinaia di migliaia di euro all’anno. Dando lavoro a queste stesse persone –conclude Acampora-, lo Stato risparmia una notevole cifra. Stiamo lavorando affinché PizzAut diventi un franchising, così da poterlo realizzare anche in altre città”.

Un invito a coltivare “una fede che si fa cultura, che incide sulla cultura, che trasforma la cultura”, lo ha rivolto l’arcivescovo Francesco Lomanto che ha presieduto la celebrazione eucaristica prima della lectio magistralis. “Lo studio della teologia ha esordito l’arcivescovo-, ci consente di coltivare almeno tre particolari legami o criteri rispettivamente di carattere spirituale, pastorale e culturale: il nesso tra la teologia e la vita spirituale; il rapporto tra la formazione teologica e la cura pastorale o la missione evangelizzatrice; la correlazione tra la riflessione teologica e l’apporto alla vita culturale della città e dei comuni”.

Tra i presenti alla lectio magistralis c’era anche Lisa Rubino, presidente del Coprodis –coordinamento provinciale disabilità-, la quale ha così commentato: “Questa sera partecipando alla presentazione dell’anno accademico 23/24 dell’Istituto San Metodio ed ascoltando la lectio magistralis di  Suor  Veronica  Donatello, ci siamo resi conto del cambiamento culturale che è  avvenuto anche all’interno della Chiesa, per ciò che riguarda l’approccio alla persona con disabilità. Da una visione pietistica ad una visione inclusiva. La lectio inaugurale dell’anno accademico in lingua italiana dei segni, di Suor Veronica –ha concluso il presidente del coordinamento-, ci fa comprendere la sua partecipazione attiva alla mission dell’inclusione, di cui tanto si parla ma che spesso rimane lettera morta”.

 

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