Ogni anno, il 9 maggio da il “via” alla festa di Sant’Alfio o meglio i festeggiamenti in onore dei Santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino. Sono la più importante festa religiosa della città di Lentini, la quale celebra i suoi santi patroni tutelari.
La festa si svolge tutti gli anni il 9-10-11 maggio.
Tutta la popolazione riempie le vie con gioia e commozione.
Tutti i lentinesi fuori sede, rientrano nella città natia, anche chi ormai è fuori da anni per riconciliarsi con la propria famiglia, i propri affetti e rivedere, a distanza di un anno, il Fercolo di “Sant’Affiuzzu”.
È un’occasione di aggregazione, incontro o come lo potremmo definire in termini più attuali “assembramento”.
Il più bell’assembramento di sempre.
Quest’anno però, gli assembramenti sono stati comprensibilmente vietati da un Dpcm del Governo, a causa della pandemia di Covid-19 che da diversi mesi attanaglia l’Italia ed il mondo intero.
Ed insieme agli assembramenti è stata “sospesa” così la felicità della Città dell’arancia rossa e del pane casereccio, in provincia di Siracusa.
Tuttavia per noi l’evento va vissuto ugualmente, e lo vogliamo proporre come un racconto personale, con la gioia negli occhi ed il dolore nel cuore, ripercorrendo le tre giornate dei festeggiamenti patronali in tre appuntamenti diversi:

Il 9 sera non saremo tutti riuniti, davanti quella cancellata a gridare “Evviva Sant’Affiu” “Chiamamulu chiù fotti a Santaffiu”, aspettando il suono delle campane che precedono ed accompagnano l’apertura dei cancelli.
Non sentiremo il grido unito al passo veloce dei “Nuri” che spingono gli uni contro gli altri per entrare a benedire i loro enormi mazzi.
Il nostro cuore non batterà fortissimo per l’emozione, entrando dentro la Chiesa Madre e vedendoti, per la prima volta, come ogni anno.
Non faremo “a via pi Sant’Affiuzzu” quest’anno. Con gli occhi bassi e pregando. Ringraziandoti per i miracoli ricevuti.
Non cadranno le lacrime di commozione sul nostro viso pensando al giorno in cui ti abbiamo fatto quella promessa, alle difficoltà che abbiamo attraversato. A quel giorno in cui stavamo per perdere papà, mamma, nonna, un fratello. E pregando Dio e tutti i santi, con la disperazione ma anche con un po’ di speranza negli occhi e nel cuore, una preghiera particolare l’abbiamo rivolta a te chiedendoti: “Sant’Affiuzzu salvalo/a ti promettu ca ti fazzu du giri di via ogni annu finu a quannu campu”. Quest’anno non vedremo i volti curiosi della folla che scruta i “vianti” e i “nuri” con curiosità e commozione.


Non passeremo per le varie chiese a fare il segno della croce e a pregare te ed i tuoi fratelli.
Non entreremo nella Chiesa di Maria della Fontana (o dei tre Santi) per farci benedire dalla stessa acqua cui fu fonte la tua lingua facendo tre balzi durante il tuo martirio.
Non saliremo la stretta “chianata ra rutta i rattattullu”, stando attenti a non cadere, per arrivare poi all’inferriata oltre la quale tu e i tuoi fratelli foste fatti prigionieri.
Quest’anno ripercorreremo le tappe del Tuo martirio, silenziosamente, ognuno nei nostri cuori, stretti ai nostri cari.
E forse sarà solo quest’anno che per la prima volta nella storia, i Lentinesi, il tuo popolo, capiranno veramente il tuo Martirio.
Oggi il tuo martirio, più di sempre, è anche il nostro: nell’aspettarti con ansia, sentirti arrivare insieme all’odore della zagara e non poterti vedere e festeggiare. Sarà un martirio, ma un “martiriu d’amuri”.

 

Per le originali immagini si ringrazia Rosanna La Ferla.

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