Antonio Colinas, nato nel 1946 a La Bañeza, è uno degli autori più fecondi dello scenario letterario spagnolo, lo dimostrano il suo solido e incessante percorso creativo, il largo consenso di pubblico e i molteplici riconoscimenti ottenuti dalla critica.
Circa un terzo della sua produzione letteraria è dedicato alla poesia, ma la sua poliedricità ha dato spazio alla narrativa, alla saggistica, alle biografie e ai libri di viaggio. Un autore che è riuscito a spaziare in scritti così diversi eppure ad avere uguale riuscita.

Detto delle sue molteplici virtù letterarie, credo di poter affermare senza tema di smentita che la principale vocazione di Colinas sia quella dell’arte poetica. Colinas sembra armeggiare con le parole poetiche non come fossero, semplicemente, un genere letterario, ma come strumenti di conoscenza della realtà che sfugge alla comprensione di coloro che si approcciano ad essa solo in maniera razionale.

È il concetto di “ragione poetica”, tema in qualche modo inventato dalla filosofa Zambrano, considerata dal poeta spagnolo una delle sue guide intellettuali. Una “ragione poetica” che permette, appunto, di percepire ciò che si nasconde dietro l’apparente realtà, sconfinando in territori irraggiungibili della ragione. Colinas accoglie questo concetto e lo utilizza piene mani nella sua produzione poetica, individuando nella natura, negli uomini, nella storia e in ogni altra realtà esistente o esistita, dei simboli che aiutano a comprendere, facendo di lui una sorta di neo-simbolista.

Per dirla con il professor Martìnez Fernàndez la poetica di Colinas “deve essere collocata sotto il segno di Orfeo, che commuove il mondo col suo canto e mostra agli uomini i misteri delle cose”.

Per la nostra rubrica, abbiamo scelto “Saffo” che lo stesso Colinas ha scelto tempo fa tra le poesie di una mini antologia pubblicata dalla rivista “Poesia”.

“Saffo” di Antonio Colinas

 

Che gioia, infine, poterti abbracciare

poterti amare in tutta

la tua immensità sublime,

mare, mia pena, mare, mia delizia

e mio piacere.

Mi chiamo Saffo e appartengo solo a te.

 

Aprimi ancora di più gli occhi, aprimi

ancora di più le cosce e le labbra;

prendi, oh mare, il mio cuore sonnambulo,

perché sia tutto tuo,

e attraversalo

con la bianca ebrezza delle tue saette

di fuoco.

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