Quale bellezza salverà il mondo? Il mito di Elena
«Mythos significa “racconto“. Per esistere un mito ha bisogno di essere narrato, oggi come allora, altrimenti si spegne, si fossilizza. La sua capacità di essere mappa dell’anima tesse e insieme rinnova il legame tra le nostre origini e la contemporaneità; ci appartiene non in quanto attuale ma perché universale, in un respiro più ampio che unisce le tre dimensioni del Tempo, passato presente e futuro. Chi racconta un mito “entra nella storia”, fa vibrare il suono delle proprie domande, pone le urgenze del suo tempo».
Elena è il mito che lo scorso anno ha incantato il pubblico del Teatro Greco di Siracusa, interpretata da Laura Marinoni per la regia di Davide Livermore. Ci siamo lasciati lì. E da lì riprendiamo in questo tempo sospeso, con la stagione dell’Inda rinviata al prossimo anno. Elena è lì che aleggia in un teatro che si appresta ad accogliere le “Voci sole” che per tutta l’estate animeranno la cavea nella rassegna pensata dal sovrintendente Antonio Calbi. Proprio a Elena, la grecista e scrittrice Giuseppina Norcia ha dedicato il suo ultimo, suggestivo e coinvolgente libro, “A proposito di Elena” (VandA edizioni, pagine 140, euro 14,00), dove mescola i generi, unendo il saggio, la narrazione, il teatro. Dal mito di ieri alla “Elena 2.0” di oggi. Elena, un nome che evoca bellezza e distruzione, fascino e tradimento e guerra. “Una guerra per una donna!”.
«Crediamo di conoscerla, Elena – scrive Norcia -, eppure per certi versi di lei non si sa niente, se non l’effetto sugli altri. Desiderata e temuta dagli uomini, disprezzata (e temuta) dalle donne. Non riabilita il femminile, non è un’eroina come Antigone o Ifigenia, donne del coraggio e del sacrificio. La sua Bellezza è “imperdonabile”. Così sembrerebbe». «Non c’è più tempo, è questo il Tempo. Voltati. Prima che si sbricioli la bellezza del mondo. Voltati, e per la prima volta guardami», grida Elena. Ieri, oggi. «Alcuni miti o personaggi possono rimanere quasi sopiti, per poi risvegliarsi, attivarsi quando risuonano con un dato tempo – riprende Norcia -. Credo, ad esempio, che in questo momento un personaggio come Elena sia interprete di temi urgenti, dall’uso dei corpi delle donne alle cause (o ai pretesti…) dei conflitti, dal rapporto tra verità e mistificazione al potere tremendo o salvifico che la bellezza ha sul cuore umano. “La bellezza, senza dubbio non fa le rivoluzioni. Ma viene il giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno di lei”. Quale bellezza, dunque, salverà il mondo?». Da Elena a Dostoevskij. La domanda è lì. Per la risposta «non c’è più tempo». È questo il tempo.
[Credito immagini, dalla rete: Elena di Euripide, stagione teatrale Inda 2019]