Il “Re” è, ancora una volta, nudo ma la tenacia di una giovane siracusana pare stia scongiurando il peggio per il malcapitato genitore che per due volte si è visto annullare un delicato intervento all’aorta presso il policlinico universitario di Catania.
Infatti Stefania Bongiovanni ha denunciato con forza alla stampa l’odissea del padre che nel giro di pochi giorni si è visto annullare il primo intervento programmato d’urgenza a causa di un guasto “tecnico” in sala operatoria e la seconda volta, quando il paziente era già sala operatoria, per la sopraggiunta dichiarata mancanza di posti in rianimazione a causa dell’emergenza covid-19.
Adesso però, dopo il clamore mediatico, pare che i sanitari abbiano trovato il modo di assicurare quanto necessario per operare in sicurezza il paziente ma rimane tuttavia il preoccupante disagio per la mancata preparazione delle strutture sanitarie regionali alla “seconda ondata” pandemica: la colorazione “arancione” dell’isola ne è stato il più evidente ammonimento.
Già a marzo da più parti si è lamentata una inadeguatezza delle “élites” governative ad affrontare con la necessaria tempestività ed efficacia un problema così complesso.
Ma se a questo si aggiunge il patetico scarica barile fra i vari livelli istituzionali circa i ritardi accumulati in questi mesi non pare esagerato ammettere con terrore che il caso “Rizzuto” ieri ed oggi il caso “Bongiovanni” non rappresentano episodi isolati, noti solo perché arrivati all’onore delle cronache, ma la punta dell’iceberg di un sistema da troppo tempo malato di una malattia per la quale non si riesce a trovare il vaccino giusto.
– Nella immagine in evidenza il miraggio del nuovo ospedale di Siracusa.