In questi giorni ricorre il ventesimo anniversario dell’approvazione della Legge n. 328 del novembre 2000, una legge-quadro  che aveva come obiettivo la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, segnando il passaggio dalla logica dell’assistenza a quella dei diritti.

Purtroppo quella legge, dal valore fondamentale, anche nella nostra provincia  non è stata completamente attuata e non ha quindi ancora dispiegato tutte le sue potenzialità.

Il welfare continua infatti  ad essere visto quasi esclusivamente come sanità e  previdenza e si privilegiano, purtroppo, interventi sociali basati solo sull’assistenza riparativa e consistenti in  bonus ed altri  interventi di tipo monetario.

Eppure la legge 328 conserva anche a Siracusa un contenuto sempre più attuale. Basti pensare al richiamo alla “sussidiarietà”, un concetto che nasce lontano nel tempo, nel 1274 in uno scritto di Bonaventura da Bagnoregio e che non appartiene ormai soltanto alla tradizione cristiana:  per soddisfare efficacemente i bisogni delle persone è importante trovare modalità cooperative fra il potere politico, quello economico e le altre realtà vitali della società civile. Servono istituzioni, a livello centrale e periferico che non impongano dall’alto regole arbitrarie ad una società civile chiamata soltanto a recepire o, al più, tramite le benemerite organizzazioni del Terzo Settore, a sussidiare un sistema pubblico che continua a non voler condividere le sue scelte.

Sulla base della 328 devono (o dovrebbero) essere attivati anche nella nostra provincia interventi volti a garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza e a prevenire, eliminare o ridurre le condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare, ispirandosi a valori quali la cooperazione e la sussidiarietà, con la programmazione dei servizi e degli interventi: azioni da svolgersi in modo coordinato e integrato rispetto alle politiche sanitarie, per l’istruzione e per il lavoro.

La riforma del Titolo V della Costituzione, introdotta dopo solo un anno dall’entrata in vigore della 328, ne compromise in parte gli obiettivi, attribuendo la potestà legislativa in materia di assistenza sociale esclusivamente delle Regioni. La 328 individua l’area del bisogno (per esempio: povertà, disagio minorile, responsabilità familiare, dipendenze, disabilità) e quindi le prestazioni e gli interventi idonei a soddisfare quei bisogni.

Un aspetto particolarmente delicato e sempre più pressante è quello di assicurare, anche in questa difficilissima fase storica, i diritti delle persone con disabilità, con particolare attenzione per la realizzazione dei progetti individuali.  Nei pochi mesi del mio mandato di assessore alle politiche sociali e familiari a Siracusa m’impegnai a fondo su questo tema e decine di progetti, stilati da Comune e Asp, vennero finalmente rilasciati a persone con disabilità. I primi fino ad allora.

E’ importante ora conoscere qual è in proposito la situazione nel capoluogo e nei vari Comuni della provincia, così da poter sostenere lo sforzo che le famiglie stanno compiendo, spesso da sole, prive di supporti validi, tenendo conto che la 33/2017 ha previsto una diversa erogazione delle risorse stanziate a livello centrale per il finanziamento delle politiche sociali.

In questi mesi il mio pensiero è andato ogni giorno a tanti  “invisibili”,  che a causa della pandemia rischiano di non potersi risollevare più da pesanti situazioni di marginalità. Sono persone, famiglie che non scendono in piazza, che non urlano per fare sentire le loro ragioni, pur sacrosante, che stanno soffrendo ancor di più per la situazione di isolamento sociale e di cui dobbiamo assolutamente prenderci cura, anche in maniera preventiva: gli anziani non autosufficienti, i bambini i cui genitori hanno perso il lavoro o vivono in situazioni di povertà crescente, le persone con disabilità grave e le loro famiglie  o quelle con problemi di dipendenza che non possono restare sole nella loro sofferenza. Con questa maledetta crisi che ha reso ancora più grandi le diseguaglianze di reddito, che ha accresciuto ancora di più  la divaricazione tra chi è tutelato e chi non lo è affatto.

E’ importante sottolineare come la 328  riconosca e sostenga il ruolo fondamentale  delle famiglie nella formazione e nella cura della persona, nella promozione del benessere e nel perseguimento della coesione sociale. Per questa legge è peculiare il sostegno e la valorizzazione degli svariati compiti che le famiglie svolgono sia nei momenti critici e di disagio, sia nello sviluppo della vita quotidiana.

Viene dato risalto alla cooperazione, al mutuo aiuto e all’associazionismo delle famiglie e  valorizzato, in teoria, il ruolo attivo delle famiglie stesse nella formazione di proposte e di progetti per l’offerta dei servizi e nella valutazione dei medesimi. Al fine di migliorare la qualità e l’efficienza degli interventi,  le persone e le famiglie, nei diversi ambiti, dovrebbero essere coinvolte e responsabilizzate nell’organizzazione dei servizi. L’articolo 16 riconosce che la famiglia ha sempre un ruolo che va  riconosciuto, salvaguardato e valorizzato per la sua funzione e per le sue potenzialità.

E’ di rilevante importanza che le famiglie – in ogni realtà municipale – siano parti attive nella realizzazione degli interventi sociali; che le stesse  non vengano percepite esclusivamente quali ammortizzatori sociali, ovvero come bisognose, inadeguate o manchevoli; senza tener conto  degli svariati compiti che  svolgono sia nei momenti critici e di disagio, sia nello sviluppo della vita quotidiana.

Anche nella nostra provincia il Terzo Settore deve avere un ruolo da autentico protagonista del nuovo Welfare. Ci sono ancora tanti aspetti previsti ma non ancora attuati della legge, come quelli relativi al riconoscimento della dignità della persona e tutela della vita e alle continue, indispensabili interazioni tra Asp e  Terzo Settore, che trovano sempre enormi difficoltà nel territorio.

Anche gli Enti Locali siracusani sono chiamati a svolgere un ruolo ancora più attivo, offrendo servizi innovativi che siano di concreto supporto e sostegno alle famiglie, soprattutto in questo periodo di grave disorientamento. Stiamo finalmente vincendo una lunga e per lungo tempo poco compresa battaglia per arrivare all’assegno universale a favore dei figli a carico, che si rivolge a tutte le famiglie a prescindere dal reddito e dall’occupazione dei genitori, come investimento per lo sviluppo sociale del Paese. Ma resterà ancora tanto da fare, per superare la visione frammentata degli interventi succedutisi in questi anni.

Sono convinto che se gli obiettivi che la legge  328 si era posta fossero stati raggiunti tempestivamente, anche questa difficilissima situazione creata dalla pandemia sarebbe stata affrontata in maniera diversa e più efficace, soprattutto per le persone fragili e le loro famiglie, che sarebbero state meno sole.

Speriamo che da questo straziante dolore della pandemia possa nascere una realtà, anche a livello locale, più umana e più giusta, che venga davvero incontro a tante sofferenze nascoste.

Salvo Sorbello

Presidente provinciale del Forum delle Associazioni Familiari

 

– Credito immagini: dalla rete.

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