Vincenzo Diliberto: nuova biografia su fra Giuseppe Maria da Palermo – Riproponiamo sul nostro sito web l’articolo già pubblicato nell’edizione tipografica del 20 Novembre 2020

Un nuovo e ricco volume, recante il titolo: “ Vincenzo Diliberto”, che presenta la vita, gli scritti autobiografici e biografici, ci viene donato, grazie allo studio e al lavoro del Prof. Mario Torcivia, sacerdote della diocesi di Palermo e Ordinario di Teologia spirituale presso lo Studio Teologico S. Paolo di Catania, ed anche consultore presso la Congregazione delle Cause dei Santi, sul percorso umano, breve ma maturo, caratterizzato da profonda fede in Dio e tenace fermezza, del giovane frate cappuccino Fra Giuseppe Maria da Palermo, morto a Sortino, il primo giorno dell’anno 1886, a soli ventidue anni, e per il quale è stato introdotto, quattro anni dopo il dies natalis, il processo di beatificazione e canonizzazione.

Seconda metà dell’ottocento, in questa parte di storia, la Sicilia è la prima tappa che porterà alla nascita dello stato italiano, ovvero: l’inizio dell’opera di unificazione del Paese. L’autore inserisce la nascita del Servo di Dio nel contesto palermitano di metà XIX secolo. Vincenzo Diliberto nasce, infatti, il primo febbraio 1864, in una famiglia benestante, e viene battezzato il giorno seguente. Prematuramente, a soli undici anni perde la madre. Durante la fanciullezza, dimostra varie passioni, altissima vivacità con una buona dose di irrequietezza. Visto il comportamento del figlio, il padre, lo fa porre in pensione in svariati collegi della città, senza però ottenere risultati. In questi anni Vincenzino, così viene chiamato, stabilisce solide amicizie, che custodirà nel suo cuore. Compiuti gli anni, riceve i sacramenti della penitenza e dell’Eucaristia. Inizia ad intravedersi così, un nuovo orizzonte e una nuova vita. Nel maggio 1880, la Grazia visita Vincenzino, il quale decide seriamente di convertirsi, immergendosi nel desiderio di diventare sacerdote. La preghiera e la penitenza sono per lui, da quel momento, fondamentali ed essenziali. Con il permesso del padre, entra in Seminario a Palermo, dove rimane fino al 1884, distinguendosi dai seminaristi per santità,  serietà e dolcezza. Bramoso di intensificare la penitenza e la preghiera, inizia ad amare la vita religiosa e mostra evidenti segni di vocazione cappuccina, iniziando così un’aspra lotta con il padre, contrario alla volontà di Vincenzino, per l’inizio del noviziato a Sortino. Vinto dall’amore per il figlio, il padre acconsente all’ingresso dell’aspirante frate nel freddo e austero convento il giorno 29 gennaio 1885. Appena quindici giorni dopo veste l’abito francescano tanto desiderato. Si dà subito ad una severa e impressionante penitenza, mortificando tutti i sensi. Il desiderio di raggiungere Cristo, scontando i suoi peccati sono il suo unico obiettivo. Ma il corpo, non regge più di tanto. Si ammala spesso di febbre e tosse, e consumatosi completamente, si addormenta nel Signore attorniato dai frati, mezz’ora dopo la mezzanotte del primo dell’anno 1886. Dopo la morte, vari sono i segni che dimostrano ai presenti il raggiungimento della patria beata in paradiso di quell’anima benedetta, come l’emanazione dal corpo di un odore gradevolissimo, e la perfetta elasticità degli arti del medesimo.

Passando dalla vita, agli scritti del servo di Dio, dal suo diario spirituale, dalla corrispondenza che egli ha sempre curato, nella seconda parte del volume, giunge a noi ed egli stesso mette nelle nostre mani, attraverso la sua penna, il suo cuore. Infatti, emerge un’anima dolcissima e delicatissima, toccata dal Cielo, irrorata da abbondanti lacrime di conversione, con la misericordia ricevuta, esprime un arduo desiderio di penitenza, per meritare di vedere infine il volto radioso del Salvatore in eterno

L’ultimo tratto del testo, non meno importante, è l’aspetto spirituale che ha contraddistinto la sua vita dopo la conversione. Sin dall’infanzia, esuberante e vivace, è stato un giovane ricco di fede anche da piccolo, che ha vissuto alla presenza del Signore, attraverso la preghiera, amata intensamente sempre più crescendo.  L’esercizio delle virtù teologali, l’amore alla povertà e ai poveri, il serio discernimento vocazionale, coadiuvato dalla direzione spirituale, rivelano chiaramente la sua umana e spirituale profondità.

Contemporaneamente, alla suddetta pubblicazione, viene presentata –  e quasi affiancata –  una piccola e volutamente modesta opera, volta a mantenere viva la memoria di questo giovane servo di Dio, curata dal vicepostulatore della causa di beatificazione fra Vittorio Midolo, sacerdote cappuccino, originario  di Sortino, vicario parrocchiale nella parrocchia e convento dei frati minori cappuccini di Augusta. Prendendo in considerazione alcune espressioni biografiche sul servo di Dio, in particolare tre autori di biografie e testimoni di eventi narrati nel testo, Midolo ha bene intrecciato la sua narrazione con quella di questi primi biografi, affinché si potesse donare al lettore un’immagine vivida e “palpitante “ – come lui stesso dice – ,del giovane palermitano. La vita di Fra Giuseppe Maria non è costellata da “effetti speciali “ ma speciale è il cammino di santità da egli compiuto.

Farsi entusiasmare da questa figura rappresentativa della spiritualità cattolica di metà ottocento? Si! È possibile. Non imitandone ovviamente gli stili, per questa nostra società obsoleti, ma gustando interiormente (e forse anche imitando) l’amore, con il quale egli ha riempito la sua poca, quasi istantanea, vita…per amore a Gesù!

“….questa povertà non è causata da altro che dall’amore che io nutro per voi, o mio Gesù…”

 

Immagine in evidenza: Foto Nunzio Bruno

Condividi: