Crisi di governo nazionale in corso di risoluzione, almeno sembra.

Pensiamo quindi utile mettere in chiaro due cose prima di gridare “morto il re, viva il re”!

La prima. Non convince chi sostiene la tesi che con il governo Draghi si ufficializzi la fine della politica: quest’ultima, anzi di più, la democrazia in Italia è morta con la firma apposta dal presidente Ciampi all’incostituzionale legge Porcellum e successive modifiche ed ipocrite integrazioni, le stesse che pare siano state in parte stoppate con la caduta dell’alleanza fra 5 stelle e Pd.

Infatti, smentendo gli esiti referendari dei “rivoluzionari” anni’ 90, che volevano sindaci e deputati eletti direttamente dal popolo sovrano, l’Italia si è trasformata in un regime “autocratico” in cui la classe partitica si autonomina parlamentare e purtroppo al peggio, tant’è che ciclicamente per recuperare i propri limiti è costretta a chiamare un “Dictator” di latina memoria.

La seconda.  Fra i “non detto” di questa  crisi catartica, si evidenzia che Draghi stia preliminarmente lasciando trapelare dalle consultazioni l’accento sulla collocazione “Atlantica” della nazione, tuttavia alcuni partiti si dichiarano talmente soddisfatti dall’accento europeistico del presidente incaricato da mettere in secondo piano il richiamo al riavvicinamento con gli Usa. Ciò pare stridere con l’ultimo intervento parlamentare  di Conte, quando ha cercato di raccogliere una maggioranza di “responsabili” in nome di un governo che riaffermi l’amicizia con la Cina. Ciononostante il presidente dimissionario si è dichiarando  “responsabile” nei confronti del presidente Draghi, invitando i suoi alleati ad essere altrettanto collaborativi.

Tutto questo dimostra, a prescindere dal nome dei ministri, che non esistono governi “tecnici”, ogni scelta non può non avere conseguenze sul futuro dello Stato, non a caso per primi i potentissimi presidenti degli Usa amano concludere ogni discorso solenne con l’nvocazione: “God Bless America”.

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