Ci sembra doveroso spendere qualche parola, nella nostra rubrica, per i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, universalmente riconosciuto come il sommo poeta.
In questi giorni o, meglio, in questi mesi, sono molteplici le iniziative dedicate a questo importante anniversario. Il nostro piccolo contributo verterà sulla “relazione” tra Dante e la Vergine Maria.
È parere condiviso dagli studiosi che nessuna letteratura abbia offerto alla Vergine Madre un canto poeticamente e teologicamente perfetto come quello della Divina Commedia di Dante Alighieri. Dodici secoli di tradizione cattolica e di sentimento culturale cristiano gli hanno consentito di trovare nella Madonna l’idea cardine sulla quale virtualmente si muove l’intera Commedia: Maria, maternamente mediatrice, toglie l’uomo dalla selva oscura e lo spinge alla visione pura di Dio.
Il canto di Dante nasce da pienezza teologica, umana, culturale: il teologo, il credente e l’uomo si fondono nel poeta. L’unità spirituale dell’intero poema dantesco riposa sull’ideale concreto della Vergine; la Commedia è un viaggio ultramondano che porta l’uomo dallo stato di peccato (Inferno) attraverso il cammino di purificazione (Purgatorio) alla visione di Dio (Paradiso).
Il Paradiso tripudia della luce e della gloria di Maria: qui la Vergine è la Donna del cielo circondata dal giubilo degli angeli e dei santi.
Apice di questa relazione tra Maria e il sommo poeta è senza dubbio il canto XXXIII del Paradiso che è lauda e preghiera. Giustamente perciò è stata annoverata tra gli inni liturgici, nell’ufficio delle letture nella solennità dell’Assunta e nel Comune della B.V. Maria:
Vergine Madre, Figlia del tuo figlio,
umile ed alta più che creatura
termine fisso d’eterno consiglio…
(Paradiso XXXIII,1-3)
Innumerevoli sono i commenti a questi versi danteschi; possiamo notare, con Matteucci, la sintesi potente che in appena tre versi compendia «tre piani di una metafisica religiosa mariana, tre ordini della teologia della storia:
Vergine Madre Figlia del tuo Figlio (ordine e piano storico della redenzione);
umile e alta più che creatura (ordine e piano ideale della creazione);
termine fisso d’eterno consiglio (ordine e piano ideale della Provvidenza divina).
Maria appare dunque, per Dante, via ineludibile per il ritorno a Cristo e per avere accesso alla contemplazione di Dio.