È trascorso ormai un anno dall’inizio dell’emergenza Covid19. Un anno che ha cambiato, ed a volte stravolto, la vita delle persone.
Tutto ha mutato forma. Le giornate hanno assunto altri ritmi, la socialità è stata deformata al punto di ridursi ad un saluto fugace. Abbiamo imparato a schivarci con garbo.
Ognuno di noi ha perso qualcosa: i bambini la loro spontaneità, a causa dei ripetuti e comprensibili appelli dei genitori al rigido rispetto delle regole anti Covid19, gli adolescenti hanno smarrito la leggerezza, picconata dalla Didattica a distanza, per quanto concerne gli adulti bisogna differenziare tra chi ha una famiglia e chi, invece, vive da single. Per entrambi, la pandemia è coincisa con l’obbligo di trascorrere più tempo a casa: per i primi, la convivenza forzata ha acuito i problemi di coppia o i rapporti con i figli, per i secondi il senso di solitudine si è alimentato dalla difficoltà di frequentare gli amici e di intrecciare nuove relazioni.
La fotografia attuale presenta uno stato di salute mentale ai confini dello stress post-traumatico, dove sono presenti: ansia, incertezza, sofferenza e isolamento. Questi elementi stanno mettendo a dura prova il benessere mentale di diverse persone.
Un quadro per nulla rassicurante ma dalle avversità possono nascere delle opportunità. A distanza di un anno abbiamo migliorato le nostre competenze tecnologiche, appreso termini medici, ed imparato a proteggerci di più, indossando le mascherine e mantenendo il distanziamento sociale.
Il legame con le persone a noi più care è stato mantenuto grazie alle tecnologie. I compleanni e gli anniversari sono festeggiati sulle chat di WhatsApp, insomma la condivisione sociale ha trovato un nuovo modo di raggiungersi: l’essere online. Certo, pensare che questo possa compensare gli abbracci è inverosimile ma l’uso telefonini e tablet ha aumentato il tasso di alfabetizzazione informatica, che ci tornerà utile quando usciremo dal tunnel del Covid19.
Proprio per questo, tutte le iniziative online, dalle piattaforme su zoom, gli allenamenti in rete alle videochiamate, ci aiutano a rimanere in contatto con gli altri, a dare un senso di continuità a quella vita che sembra tanto lontana dal ritornare. Condividere le proprie paure, il proprio scoraggiamento aiuta a non sentirsi “isolati” come il virus richiede.
La pandemia ci ha costretto a riadattarci, facendo emergere risorse a noi sconosciute, tra cui la condivisione, un vero “vaccino” a questo momento deprimente, inteso come privazione di ciò che prima eravamo abituati ad avere. Si è dato un nuovo significato all’esperienza della condivisione, capace di saldare, più di quanto si potesse immaginare, i rapporti e le relazioni.
Rubrica a cura di Margherita Spagnuolo Lobb
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