Titolo della settimana: Il cacciatore di Michael Cimino, 1978.

Inutile sprecare parole quando si incontra un film del genere. Il cacciatore è il cacciatore, si guarda e basta! Pellicole come queste non si possono programmare, nascono per delle alchimie magiche e concatenazioni di eventi irripetibili.

Ma partiamo dal suo regista il geniale, il megalomane Michael Cimino che due anni dopo il trionfo mondiale di quest’opera, avendo carta bianca su tutto e tutti, realizza I cancelli del cielo, peraltro bellissimo film dalla durata sproporzionata di 5ore e dai costi altissimi, ovviamente manco a dirlo massacrato dai produttori in sala montaggio. Sarà un tonfo colossale che travolgerà la United Artist portandola al fallimento e metterà la parola fine alla New Hollywood con un nuovo riassetto tra le case di distribuzione e gli artisti, in pratica la fine di un’era.

In un sol colpo Cimino si ritrova dalle stalle alle stelle e la sua carriera si interrompe in modo brusco e drammatico, da quel momento osteggiato e ostacolato da tutti. Nonostante tutto riuscirà a realizzare qualche altro buon film come L’anno del dragone e Verso il sole ma il suo destino è segnato.

Torniamo al 1978, quando Cimino entra di diritto nella storia. Figlio di italiani altoborghesi nasce a New York nel 1939, trascorrendo un’adolescenza alquanto movimentata tra risse, alcool e scorribande notturne; nonostante tutto riesce a laurearsi e dopo sei mesi trascorsi sotto le armi si iscrive all’actor’s studio e nel 1971 e già a Hollywood, entrando nella mecca come sceneggiatore e tre anni più tardi in cabina di regia con l’ottimo Una calibro 20 per lo specialista, interpreti Clint Eastwood e Jeff Bridges, non proprio due qualunque. Il ribelle che rifiutava ogni compromesso ora era pronto. E anche con Il cacciatore andò così “tagliavo quello che volevano di giorno e di notte lo rimontavo” disse Cimino parlando dei produttori, si perché anche il cacciatore rischiò. La trama del film è la più semplice del mondo. Tre amici operai della Pennsylvania Michael-Deniro, Steven-Savage e Nick-Walken, partono per il Vietnam, dove le loro esistenze verranno stravolte sia interiormente che negli affetti che il film sa mescolare in un turbinio di emozioni senza sosta ,quasi tre ore che volano via.

Il racconto è diviso in tre parti: la preparazione alla partenza tra il lavoro, il bar ritrovo del gruppo e il matrimonio di Steven. La seconda è in Vietnam, la più breve ma con un carico di tensione quasi insostenibile, con scene cruente ma necessarie e mai gratuite ma che scatenarono non poche polemiche in patria. La terza e più dolorosa  è il ritorno a casa, dove l’effetto della guerra diventa evidente, Michael vera anima del gruppo cercherà in tutti i modi di andare avanti, Steven finirà storpiato, mentre Nick rimasto a Saigon sprofonda nell’autodistruzione e nella follia dalla quale neanche Mike, tornato a cercarlo, potrà salvarlo.

Film epocale che non poteva avere cast più rappresentativo e simbolico di tutta una generazione. Oltre ai tre troviamo Meryl Streep, futura signora del cinema, il suo all’epoca fidanzato, il compianto e grandissimo John Cazale, l’uomo dei 5 film 5 oscar, che già malato terminale volle partecipare alla pellicola nonostante il parere contrario dei produttori. Cimino, la Streep e De Niro si opposero alla sua sostituzione. Cazale li ripagò con una interpretazione divina. Mori subito dopo le riprese prima  che il film uscisse nelle sale. Tre grandi metafore illuminano una pellicola che splende già di luce propria. Il matrimonio, momento di felicità illusoria, la caccia al cervo, “un colpo solo Nick” e la roulette russa, follia nella follia e ancora oggi una delle scene più forti mai girate. Possiamo affermare tranquillamente che il cacciatore è uno di quei film che ha ridefinito il confine di ciò che è accettabile sul grande schermo. Attori straordinari anche nel saper resistere e sopportare il regista che li sottopose a un tour de force con ciak interminabili e scene ripetute decine di volte che provocarono lo sputo di Walken a De Niro che non la prese bene. Scena non prevista, che Cimino lasciò nella pellicola, come autentico è il ferimento di De Niro e Savage nella scena dell’elicottero. 5 oscar tutti meritati e sono anche pochi. Siamo nel 1978, l’anno successivo un altro italiano F.F. Coppola ci regala un altro biglietto, questa volta di sola andata per il Vietnam: Il cacciatore e Apocaypse now. Il cinema da allora non è più stato lo stesso. Cimino morì il 2 luglio 2016 solo e dimenticato da tutti. Se ne andò così uno dei cineasti più innovativi e geniali che il cinema ha conosciuto e a cui Clint nel 1974 disse “Tu hai il dono dell’immensità ragazzino“. Come al solito Clint aveva capito tutto prima di tutti.

Rivedete questo film. Buona visione.

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